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Di Pessoa e del poeta 'fingitore'
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Rosetta Di Bella
Flavia Vizzari
6 partecipanti
FORUM - SEMINARIO di ARTE e POESIA - LINGUA SICILIANA :: SEMINARIO ARTE e POESIA :: Idee e Opinioni sull'Arte e la Poesia
Pagina 1 di 1
Poesia e finzione: il vostro pensiero....
cettina maccarone ha scritto:
Ora, verificato tutto quello che c'era da verificare, intervengo, come promesso, con un messaggio più serio. Ad esempio proponendo due poesie di Fernando Pessoa che fanno riflettere sul rapporto tra poesia e finzione. Mi piacerebbe leggere qualche riflessione... Credo che un Forum svolga anche questa funzione, giusto? Un sorriso . Cettina
Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.
E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.
E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.
-------------------------------------------------------------------------
Dicon che fingo o mento
quanto io scrivo. No:
semplicemente sento
con l'immaginazione,
non uso il sentimento.
Quanto traverso o sogno,
quanto finisce o manco
è come una terrazza
che dà su un'altra cosa.
È questa cosa che è bella.
Così, scrivo in mezzo
a quanto vicino non è:
libero dal mio laccio,
sincero di quel che non è.
Sentire? Senta chi legge
Re: Di Pessoa e del poeta 'fingitore'
Il poeta è un fingitore.
Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.
io personalmente non sono daccordo con il Pessoa.
Non sono daccordo che una poesia possa nascere da un qualcosa che non è sentito, cioè da un qualcosa che non è reale!
Re: Di Pessoa e del poeta 'fingitore'
Dicon che fingo o mento
quanto io scrivo. No:
semplicemente sento
con l'immaginazione,
non uso il sentimento.
Ciò che ho letto e che cito, mi fa pensare che sia scaturito da una sorta di auto-attacco dell'autore o di parodìa. Per me è impossibile che uno che è considerato tra i migliori autori portoghesi possa dichiarare di non usare "sentimento" per le sue creazioni
Ritengo invece che sia possibile creare artifizi non reali nelle proprie liriche, trasformando soggetti e sensazioni, nel senso che se dei sentimenti espressi non sono oggettivi, ma sono espressi in modo soggettivo non è detto che debbano essere necessariamente autobiografici....particolarità che non noto nella maggior parte dei poeti contemporanei, i quali invece fanno delle proprie raccolte una sorta di diaro della loro vita.
Io ritengo che ogni lirica, abbia un valore a se e una tematica universale e che non vada necessariamente accostata alle altre dello stesso autore se non che per uno studio biografico e stilistico soltanto e non come mera fruizione.
Re: Di Pessoa e del poeta 'fingitore'
E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.
Il poeta ha provato un dolore doppio, finge quindi per difetto e non per eccesso rispetto al suo sentire.
Quanto di questo dolore arriva poi a chi legge dipende da tante cose, è riduttivo pensare che ci sia una distanza incolmabile tra il sentire di chi scrive e di chi legge.
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.
Il poeta ha provato un dolore doppio, finge quindi per difetto e non per eccesso rispetto al suo sentire.
Quanto di questo dolore arriva poi a chi legge dipende da tante cose, è riduttivo pensare che ci sia una distanza incolmabile tra il sentire di chi scrive e di chi legge.
Rosetta Di Bella- affamatu
Re: Di Pessoa e del poeta 'fingitore'
Dicon che fingo o mento
quanto io scrivo. No:
semplicemente sento
con l'immaginazione,
non uso il sentimento.
Quanto traverso o sogno,
quanto finisce o manco
è come una terrazza
che dà su un'altra cosa.
È questa cosa che è bella.
Così, scrivo in mezzo
a quanto vicino non è:
libero dal mio laccio,
sincero di quel che non è.
Sentire? Senta chi legge
Sentire con l'immaginazione è possibile, del resto non c'è bisogno di mettere una mano sul fuoco e bruciarsi davvero per sapere che fa male.
Il poeta deve poter avere una libertà espressiva che lo libera anche dal laccio della realtà, questa in fondo è la vera sincerità.
quanto io scrivo. No:
semplicemente sento
con l'immaginazione,
non uso il sentimento.
Quanto traverso o sogno,
quanto finisce o manco
è come una terrazza
che dà su un'altra cosa.
È questa cosa che è bella.
Così, scrivo in mezzo
a quanto vicino non è:
libero dal mio laccio,
sincero di quel che non è.
Sentire? Senta chi legge
Sentire con l'immaginazione è possibile, del resto non c'è bisogno di mettere una mano sul fuoco e bruciarsi davvero per sapere che fa male.
Il poeta deve poter avere una libertà espressiva che lo libera anche dal laccio della realtà, questa in fondo è la vera sincerità.
Rosetta Di Bella- affamatu
Re: Di Pessoa e del poeta 'fingitore'
Rosetta Di Bella ha scritto:"Dicon che fingo o mento
quanto io scrivo. No:
semplicemente sento
con l'immaginazione,
non uso il sentimento.
Quanto traverso o sogno,
quanto finisce o manco
è come una terrazza
che dà su un'altra cosa.
È questa cosa che è bella.
Così, scrivo in mezzo
a quanto vicino non è:
libero dal mio laccio,
sincero di quel che non è.
Sentire? Senta chi legge"
Sentire con l'immaginazione è possibile, del resto non c'è bisogno di mettere una mano sul fuoco e bruciarsi davvero per sapere che fa male.
Il poeta deve poter avere una libertà espressiva che lo libera anche dal laccio della realtà, questa in fondo è la vera sincerità.
Rosetta Di Bella- affamatu
è necessario tener conto...
...del fatto che Pessoa viveva quegli sdoppiamenti di personalità che gli permettevano di scrivere anche come Alvaro de Campos, Ricardo Reis, Bernardo Soares, Coelho Pacheco, Alberto Caeiro ...e Fernando Pessoa. Gli altri nomi non sono solo pseudonimi, ma altri "soggetti" immaginari interpretati dal poeta.
"Mi sono moltiplicato per sentirmi,
per sentirmi ho dovuto sentire tutto,
sono straripato, non ho fatto altro che traboccarmi..."
Possiamo cogliere la suggestione che il Poeta ci trasmette ed interpretarla attraverso il nostro filtro...
ma non possiamo interpretare Pessoa se non teniamo conto della sua complessa personalità (...peraltro plurima!)
"Mi sono moltiplicato per sentirmi,
per sentirmi ho dovuto sentire tutto,
sono straripato, non ho fatto altro che traboccarmi..."
Possiamo cogliere la suggestione che il Poeta ci trasmette ed interpretarla attraverso il nostro filtro...
ma non possiamo interpretare Pessoa se non teniamo conto della sua complessa personalità (...peraltro plurima!)
cettina maccarone- bazzicaturi
Re: Di Pessoa e del poeta 'fingitore'
[quote=""]
E' un simulatore:
vive al 100% nella sua emotività gli eventi filtrandoli. Il risultato sono versi di spessore e peso unici.
ha scritto:"Dicon che fingo o mento
quanto io scrivo. No:
semplicemente sento
con l'immaginazione,
non uso il sentimento.
quote]
E' un simulatore:
vive al 100% nella sua emotività gli eventi filtrandoli. Il risultato sono versi di spessore e peso unici.
Ospite- Ospite
Re: Di Pessoa e del poeta 'fingitore'
Mi piace riportare sull'argomente l'opinione di due artisti, che, poi, in definitiva, è anche la mia. Però è giusto che riporta anche il linck della poesia in questione, altrimenti non c'è confronto:
il link e' http://www.scrivere.info/poesia.php?poesia=66178
Marcos scrive: "Ho trovato uno spunto di dibattito molto interessante a partire dal commento di Zima alla mia ultima poesia. Voglio premettere che non mi sono affatto offeso e non ho trovato in alcun modo offensivo lo stesso. E' solo un commento, un parere, espresso con convinzione e in modo cortese ed educato. E proprio per questo mi sono messo a riflettere sul particolare evidenziato da Zima: lei infatti ha trovato la mia poesia un po' troppo "costruita". Immagino in contapposizione ad una scrittura piu' immediata, che lascia piu' spazio all'emozione espressa attraverso parole "calde", buttate giu' sull'onda emotiva che ha dato origine alla poesia stessa.
In effetti la mia poesia e' costruita. Tuttavia credo che qualsiasi poesia e', in fondo, nient'altro che un artifizio grazie al quale l'autore cerca di infondere nel lettore una parte delle emozioni che l'hanno generata. Ma le poesie non sono, secondo me, generate solo da emozioni. Le poesie nascono anche da riflessioni profonde. Riflessioni sul tema e la situazione che la poesia tratta. Riflessioni sulla sua forma stilistica, sulle figure retoriche che meglio si addicono a raffigurare una certa scena mentale dalla quale trarre impressioni ed emozioni. Per cio' in qualche misura ogni poesia altro non e' che una costruzione mentale di suoni, immagini e sensazioni sensibili in generale le quali, una volta ricostruitesi nella mente del lettore, dovrebbero portare a provare almeno alcune delle emozioni che l'autore ha provato e che hanno dato origine alla poesia stessa.
Ora il dubbio potrebbe essere: in quale misura la poesia dovrebbe contenere artifizi del genere descritto sopra e in quale dovrebbe, invece, contenere parole piu' semplici, dirette e vicine ai sentimenti di chi le compone? Ma allo stesso tempo, qual'e' la linea di demarcazione tra una e l'altra componente? Qual'e' il metro di misura per asserire che in effetti una poesia contiene troppi artifizi per poter suscitare emozioni chiare e vicine a quelle del poeta?
Personalmente credo che questa linea sia inimmaginabile. E che il poeta non debba in nessun modo limitare la costruzione astrusa di immagini e suoni attraverso la ricerca linguistica e stilistica, per paura di non poter addivenire al risultato che rincorre. Anche a costo di sembrare "finto". Perche' spesso e' proprio dalla contemplazione della finzione che si possono trarre le emozioni piu' forti. E il teatro ne e' un esempio".
Zima risponde: "grazie di questo topic, marcos, perchè mi da modo di esplicitare il mio punto di vista!
in pratica è il tuo stesso!
la poesia è, o dovrebbe sempre essere, costruzione, impalcatura e scenografia, proprio come in teatro.
le parole servono proprio a mettere insieme lo stato d'animo dell'autore, a sviscerarlo, a rendere pubblica, esterna, una riflessione profonda, condotta all'interno di se stessi.
nel mio dire che la tua poesia è "artificiosa" ovviamente mi riferivo ad un mio gusto personale, che insegue si costruzioni e assonanze, che si fonda sulla ricerca del suono, che non è libero vagare di pensieri bradi, ma in quello che io sento il mio giusto modo, il mio equilibrio, che varia da testo a testo, da argomento ad argomento, da momento a momento.
l'estenuante rincorrersi, nella tua, di questi suoni ("r" "t") mi ha creato una sorta di ansia.
io credo che fosse proprio quello che tu volevi trasmettere, nella vita cominciata e presto finita.
non esiste un limite di artificiosità e d costruzione, o meglio...è un limite personale, che varia da momento a momento per ciascuno di noi!".
il link e' http://www.scrivere.info/poesia.php?poesia=66178
Marcos scrive: "Ho trovato uno spunto di dibattito molto interessante a partire dal commento di Zima alla mia ultima poesia. Voglio premettere che non mi sono affatto offeso e non ho trovato in alcun modo offensivo lo stesso. E' solo un commento, un parere, espresso con convinzione e in modo cortese ed educato. E proprio per questo mi sono messo a riflettere sul particolare evidenziato da Zima: lei infatti ha trovato la mia poesia un po' troppo "costruita". Immagino in contapposizione ad una scrittura piu' immediata, che lascia piu' spazio all'emozione espressa attraverso parole "calde", buttate giu' sull'onda emotiva che ha dato origine alla poesia stessa.
In effetti la mia poesia e' costruita. Tuttavia credo che qualsiasi poesia e', in fondo, nient'altro che un artifizio grazie al quale l'autore cerca di infondere nel lettore una parte delle emozioni che l'hanno generata. Ma le poesie non sono, secondo me, generate solo da emozioni. Le poesie nascono anche da riflessioni profonde. Riflessioni sul tema e la situazione che la poesia tratta. Riflessioni sulla sua forma stilistica, sulle figure retoriche che meglio si addicono a raffigurare una certa scena mentale dalla quale trarre impressioni ed emozioni. Per cio' in qualche misura ogni poesia altro non e' che una costruzione mentale di suoni, immagini e sensazioni sensibili in generale le quali, una volta ricostruitesi nella mente del lettore, dovrebbero portare a provare almeno alcune delle emozioni che l'autore ha provato e che hanno dato origine alla poesia stessa.
Ora il dubbio potrebbe essere: in quale misura la poesia dovrebbe contenere artifizi del genere descritto sopra e in quale dovrebbe, invece, contenere parole piu' semplici, dirette e vicine ai sentimenti di chi le compone? Ma allo stesso tempo, qual'e' la linea di demarcazione tra una e l'altra componente? Qual'e' il metro di misura per asserire che in effetti una poesia contiene troppi artifizi per poter suscitare emozioni chiare e vicine a quelle del poeta?
Personalmente credo che questa linea sia inimmaginabile. E che il poeta non debba in nessun modo limitare la costruzione astrusa di immagini e suoni attraverso la ricerca linguistica e stilistica, per paura di non poter addivenire al risultato che rincorre. Anche a costo di sembrare "finto". Perche' spesso e' proprio dalla contemplazione della finzione che si possono trarre le emozioni piu' forti. E il teatro ne e' un esempio".
Zima risponde: "grazie di questo topic, marcos, perchè mi da modo di esplicitare il mio punto di vista!
in pratica è il tuo stesso!
la poesia è, o dovrebbe sempre essere, costruzione, impalcatura e scenografia, proprio come in teatro.
le parole servono proprio a mettere insieme lo stato d'animo dell'autore, a sviscerarlo, a rendere pubblica, esterna, una riflessione profonda, condotta all'interno di se stessi.
nel mio dire che la tua poesia è "artificiosa" ovviamente mi riferivo ad un mio gusto personale, che insegue si costruzioni e assonanze, che si fonda sulla ricerca del suono, che non è libero vagare di pensieri bradi, ma in quello che io sento il mio giusto modo, il mio equilibrio, che varia da testo a testo, da argomento ad argomento, da momento a momento.
l'estenuante rincorrersi, nella tua, di questi suoni ("r" "t") mi ha creato una sorta di ansia.
io credo che fosse proprio quello che tu volevi trasmettere, nella vita cominciata e presto finita.
non esiste un limite di artificiosità e d costruzione, o meglio...è un limite personale, che varia da momento a momento per ciascuno di noi!".
Re: Di Pessoa e del poeta 'fingitore'
Ehi! è saltata la mia opinione!
Il Poeta mai non finge,
finge solo di mentire
e atteggiandosi da Sfinge
dice il ver per non lo dire.
(solo) Antonino Magrì
Il Poeta mai non finge,
finge solo di mentire
e atteggiandosi da Sfinge
dice il ver per non lo dire.
(solo) Antonino Magrì
Re: Di Pessoa e del poeta 'fingitore'
Antonino Magrì ha scritto:Ehi! è saltata la mia opinione!
Il Poeta mai non finge,
finge solo di mentire
e atteggiandosi da Sfinge
dice il ver per non lo dire.
(solo) Antonino Magrì
vero...
è rimasta qui:
http://artevizzari.italianoforum.com/gli-amici-tutti-del-forum-f1/maria-cettina-maccarrone-t460.htm
:h2:
Re: Di Pessoa e del poeta 'fingitore'
Comunque a me il modo di pensare di Pessoa, non piace proprio; da qualche parte ho letto che disse: "Essere poeta non è una mia ambizione, ma un modo per stare solo"... in realtà secondo me non siamo mai soli, perchè senza gli altri saremmo nessuno...
Re: Di Pessoa e del poeta 'fingitore'
Antonino Magrì ha scritto:Ehi! è saltata la mia opinione!
Il Poeta mai non finge,
finge solo di mentire
e atteggiandosi da Sfinge
dice il ver per non lo dire.
(solo) Antonino Magrì
riflettendo sui tuoi versi, direi che atteggiarsi, fingere, possono essere azioni eseguite con diversi stati d'animo, cioè possono essere azioni volute, desiderate, progettate, ma possono essere anche causa di contrasti interiori di modi di essere o di sentire, dunque realizzazione di finzione in modo innaturale e non desiderato, ma spontaneo, sublimato dal momento creativo.
Dunque posso essere daccordo con te (sei tu l'autore dei versi, no?) sul secondo caso; nel primo caso, ritengo si tratti di pseudo-poeta, ovvero di uno dei tanti che si definisce tale senza esserlo, poichè non basta sapere scrivere, ma bisogna metterci anche un pò di anima e chi non sa essere spontaneo, estroverso, sensibile ci riesce difficilmente!
Re: Di Pessoa e del poeta 'fingitore'
Flavia scrive:
...ovvero di uno dei tanti che si definisce tale senza esserlo, poichè non basta sapere scrivere, ma bisogna metterci anche un pò di anima e chi non sa essere spontaneo, estroverso, sensibile ci riesce difficilmente!
E' vero... Poeta non deve solo saper scrivere, ma nei suoi versi deve far trapelare tutta la sua anima, il sentimento, l'amore....
...ovvero di uno dei tanti che si definisce tale senza esserlo, poichè non basta sapere scrivere, ma bisogna metterci anche un pò di anima e chi non sa essere spontaneo, estroverso, sensibile ci riesce difficilmente!
E' vero... Poeta non deve solo saper scrivere, ma nei suoi versi deve far trapelare tutta la sua anima, il sentimento, l'amore....
Di Pessoa e del poeta 'fingitore'
Di Pessoa e del poeta ‘fingitore’
È il poeta un ‘fingitore’? Qualche amico chiede, ricordando i mirabili versi di Pessoa, cosa se ne pensa. Mi piace, allora, esprimere il mio parere.
Io ritengo che lo sia, entro certi limiti che cercherò brevemente di definire. Intanto, a leggere il dizionario Devoto-Oli, lo è già per definizione, infatti, al vocabolo fingitore, leggiamo, oltre che ‘simulatore’, anche ‘inventore nell’ambito della fantasia e dell’immaginazione’. Né da questa definizione si discostano molto altri dizionari.
E chi più del poeta ‘inventa’ lavorando con la fantasia e l’immaginazione?
A volere, poi, entrare nello specifico di Pesssoa, mi pare che ci sia da prendere in considerazione un certo gusto del paradosso che, certamente, anima quei versi. Nei quali, come nel paradosso, pare non sia assente una parvenza di verità.
Non ci sono in ogni individuo, certamente, una pluralità di individui? Cosa ci suggerisce Pirandello in proposito? E chi più di Pessoa potrebbe indossare tante ‘maschere’, se non lui che sente tanto questa pluralità di persone diverse in sé, da ritenersi persona diversa tanto spesso da usare, scrivendo, i tanti eteronomi, come sappiamo?
Un modo, questo, di fingersi tanti, sì da potere infrangere più agevolmente quel diaframma fra sé e il mondo che l’artista deve vincere. “La sincerità - scrive - è un grande ostacolo che l’artista deve vincere”.
E forse è in questo che il poeta (ma lo scrittore e l’artista), è ‘fingitore’: nel cercare di far credere finzione la sincerità, senza, tuttavia, farla credere finzione.
Tornando, per un’ultima considerazione, a Pessoa, a me pare che quei suoi versi possano trovare una qualche spiegazione in un’angoscia della morte, che certamente doveva accompagnarlo, e che si può ritrovare nei suoi scritti (e se ne sente l’eco anche in quella sorta di strana e bellissima biografia, almeno di un breve periodo della sua vita, che è L’anno della morte di Ricardo Reis, di José Saramago che usa qui uno di quei suoi eteronomi, appunto).
A chiarire questa mia convinzione, desidero ricordare soltanto questi due versi del Nostro: La morte è la curva della strada, / morire è solo non essere visto”.
C’è qui la minimizzazione del dolore-morte, fingendo che non sia un dolore, ma la morte (si comprende leggendo altre cose da lui scritte, come dicevo), è certamente dolore.
Pertanto, a mio parere, il poeta è, anche, un ‘fingitore’.
Benito Marziano
È il poeta un ‘fingitore’? Qualche amico chiede, ricordando i mirabili versi di Pessoa, cosa se ne pensa. Mi piace, allora, esprimere il mio parere.
Io ritengo che lo sia, entro certi limiti che cercherò brevemente di definire. Intanto, a leggere il dizionario Devoto-Oli, lo è già per definizione, infatti, al vocabolo fingitore, leggiamo, oltre che ‘simulatore’, anche ‘inventore nell’ambito della fantasia e dell’immaginazione’. Né da questa definizione si discostano molto altri dizionari.
E chi più del poeta ‘inventa’ lavorando con la fantasia e l’immaginazione?
A volere, poi, entrare nello specifico di Pesssoa, mi pare che ci sia da prendere in considerazione un certo gusto del paradosso che, certamente, anima quei versi. Nei quali, come nel paradosso, pare non sia assente una parvenza di verità.
Non ci sono in ogni individuo, certamente, una pluralità di individui? Cosa ci suggerisce Pirandello in proposito? E chi più di Pessoa potrebbe indossare tante ‘maschere’, se non lui che sente tanto questa pluralità di persone diverse in sé, da ritenersi persona diversa tanto spesso da usare, scrivendo, i tanti eteronomi, come sappiamo?
Un modo, questo, di fingersi tanti, sì da potere infrangere più agevolmente quel diaframma fra sé e il mondo che l’artista deve vincere. “La sincerità - scrive - è un grande ostacolo che l’artista deve vincere”.
E forse è in questo che il poeta (ma lo scrittore e l’artista), è ‘fingitore’: nel cercare di far credere finzione la sincerità, senza, tuttavia, farla credere finzione.
Tornando, per un’ultima considerazione, a Pessoa, a me pare che quei suoi versi possano trovare una qualche spiegazione in un’angoscia della morte, che certamente doveva accompagnarlo, e che si può ritrovare nei suoi scritti (e se ne sente l’eco anche in quella sorta di strana e bellissima biografia, almeno di un breve periodo della sua vita, che è L’anno della morte di Ricardo Reis, di José Saramago che usa qui uno di quei suoi eteronomi, appunto).
A chiarire questa mia convinzione, desidero ricordare soltanto questi due versi del Nostro: La morte è la curva della strada, / morire è solo non essere visto”.
C’è qui la minimizzazione del dolore-morte, fingendo che non sia un dolore, ma la morte (si comprende leggendo altre cose da lui scritte, come dicevo), è certamente dolore.
Pertanto, a mio parere, il poeta è, anche, un ‘fingitore’.
Benito Marziano
benito marziano- frischeru
ancora su Pessoa...
Un modo diverso per riflettere su Pessoa e le sue lettere d'amore ad Ophelia.
cettina maccarone- bazzicaturi
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