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Nenie, canti, preghiere - G. La Delfa
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Pagina 1 di 1
Nenie, canti, preghiere - G. La Delfa
recentissima pubblicazione di Giuseppe La Delfa - Siracusa.
Prefazione " Libro Proverbi siciliani Tradotti in 5 lingue 3° Volume 1° parte-.Aforismi- Miniminaghia Scioglilingua ,Ninne nanne" .
"Multa paucis" dicevano i latini. Si può dire cioè molto con brevi e succose parole: Questo è l'aforisma.
Tutto dipende, ovviamente, dall'uso che si deve fare della brevità perchè si può ad esempio sputare una sentenza, una massima, una regola di vita, con l'intentimento di un insegnamento immediato, il che avviene, ad esempio, quando si voglia fustigare un modo di essere o di vivere.
L'aforisma, la Massima, (come anche s'intende l'aforisma) consentono al pensiero, nelle poche parole, di dire appunto tante cose, con quel poco che magari non si vorrebbe spiattellare. Ci vuole però che la mente sia dotata di questo esercizio, perchè non è di tutti liquidare un ragionamento, una persona, in quattro e quattrotto. Ci vuole cioè capacità e sensibilità a sapere dispensare: Riflessioni, Massime, Aforismi, come è capace Giuseppe La Delfa, giornalista e commediografo ennese, siracusano di adozione.
Per brevità di parole, bastano pure i proverbi, di origine popolare, arguti come le parabole di cui Gesù si serviva per convincere la gente.
I proverbi aiutano a parlare breve e schietto, senza ironia, perchè alludono sempre a fatti della vita, con intento morale.
Giuseppe La Delfa, oltre al lavoro quotidiano per vivere, frequenta pure il teatro da attore; commediografo e regista, sfrutta i proverbi per farsi capire immediatamente: li sforna dal patrimonio antropologico siciliano, perchè li riconosce utili quando la parlata deve essere tradizionale, arricchiti dalle traduzioni in altre lingue. Buona lettura dunque!
Chi volesse conciliare il sonno ai marmocchi di casa, La Delfa suggerisce qualcuna delle Ninne Nanne qui accluse, ma ci spera poco, perchè oggi i bimbi vanno a letto più tardi dei grandi. Semmai dubita che le palpebre cadano alla mamma, per nostalgia di quando il sonno la vinceva sulla fatica domestica
Mauro Longo
Re: Nenie, canti, preghiere - G. La Delfa
La Sicilianità in un siciliano D.O.C.
La forza di un libro di matrice siciliana sta nella sua possibilità di rendersi fruibile ai più senza risultare pretenzioso, ma fissandosi su un livello medio di intelligibilità. Se questo è il senso di un’opera letteraria in lingua dialettale, il libro recentemente uscito dello scrittore ennese di adozione siracusana, Giuseppe La Delfa, poeta vernacolare ed in lingua italiana,
per la sua leggerezza ed immediatezza è intelligibile poiché rispettoso di quelle regole. Trovarsi tra le mani il libro di La Delfa è fare un tuffo nei meandri di una sicilianità che ha un sapore tutto arcaico per la ricerca di nenie, canti, preghiere, invocazioni, orazioni popolari che si trovano nella prima parte del testo, patrimonio di una Sicilia antica, ma che ritroviamo ancora oggi nelle celebrazioni fedeli al passato di molti paesi dell’entroterra di quella moderna che hanno conservato e perpetuato la memoria di cerimonie religiose o di determinate tradizioni e costumi. Il pregio dell’opera sta anche nella ricerca capillare della seconda parte del testo di proverbi che sono patrimonio della nostra nazionalità, ma la lingua vernacolare li rende certamente più vicini alla nostra cultura e ce li fa vivere come nuovi ed inusitati. Il libro è la decima opera dell’autore e nella ricerca del patrimonio di proverbi è al terzo volume, segno che il campo di ricerca di insegnamenti del passato è talmente vasto da richiedere un’ingente mole di lavoro, tempi lunghi di riesumazione e tanta dovizia in questa azione di ricostruzione e di selezione. La traduzione dei proverbi in cinque lingue fa del testo uno strumento ancora più valido e senza dubbio più complesso e laborioso nonché la stesura di considerazioni filosofiche che evidenzia uno spaccato dell’essenza dello scrittore, del suo modo originale di interpretare la realtà. La terza parte del testo contiene aforismi, miniminagghie, scioglilingua, motti, detti, ninne nanne che rappresentano la parte che, a nostro avviso, può fare del libro di La Delfa un testo adottabile nelle scuole e fruibile da una fascia di utenza che attraverso la lettura di espressioni siciliane possa conoscere meglio la nostra lingua, impadronendosi di un patrimonio atavico che fa parte del nostro passato ed in cui s’innestano i canoni della nostra italianità. Il libro si conclude con una serie di foto storiche che rappresentano fotogrammi salienti del percorso di ricerca dell’autore che in giro per la Sicilia negli anni ha immortalato spezzoni di vita popolana e svariati momenti celebrativi. Il desiderio di conservazione della lingua letteraria siciliana è un forte impegno assunto dal nostro scrittore che da anni si prodiga in seno a varie associazioni che hanno lo scopo di ricercare una lingua comunitaria dialettale che inglobi i vari vernacoli delle tante province della Sicilia attraverso un impegno certosino di scoperta, conoscenza, dibattito o, come la nostra migliore tradizione isolana impone, attraverso la rappresentazione teatrale che consenta alla lingua di rivivere e di perpetuarsi. La presenza nell’opera di La Delfa dei vernacoli di ogni parte della Sicilia nella sua trascrizione fedele, rende il testo completo, vario, articolato, ma scorrevole per la capacità dell’autore di trasferire anche il proprio vissuto, non riducendolo ad una semplice elencazione. La Delfa immette tutta la sua sicilianità, il fervore isolano, frutto di un intenso girovagare per la Sicilia, tutta l’irruenza e l’irrefrenabilità caratteriale che in un continuo transfer ritroviamo nel testo per effetto di amore incommensurabile per la propria terra che fanno dell’opera un pezzo di cielo sereno e di caldo sole nella sicilianità di un siciliano verace. Da questo possiamo dedurre che il testo risulta fluido, leggero, inebriante come un buon vino novello perchè uscito dalle mani di un siciliano d.o.c.
Maria Luisa VANACORE
Cataniaomnia
La forza di un libro di matrice siciliana sta nella sua possibilità di rendersi fruibile ai più senza risultare pretenzioso, ma fissandosi su un livello medio di intelligibilità. Se questo è il senso di un’opera letteraria in lingua dialettale, il libro recentemente uscito dello scrittore ennese di adozione siracusana, Giuseppe La Delfa, poeta vernacolare ed in lingua italiana,
per la sua leggerezza ed immediatezza è intelligibile poiché rispettoso di quelle regole. Trovarsi tra le mani il libro di La Delfa è fare un tuffo nei meandri di una sicilianità che ha un sapore tutto arcaico per la ricerca di nenie, canti, preghiere, invocazioni, orazioni popolari che si trovano nella prima parte del testo, patrimonio di una Sicilia antica, ma che ritroviamo ancora oggi nelle celebrazioni fedeli al passato di molti paesi dell’entroterra di quella moderna che hanno conservato e perpetuato la memoria di cerimonie religiose o di determinate tradizioni e costumi. Il pregio dell’opera sta anche nella ricerca capillare della seconda parte del testo di proverbi che sono patrimonio della nostra nazionalità, ma la lingua vernacolare li rende certamente più vicini alla nostra cultura e ce li fa vivere come nuovi ed inusitati. Il libro è la decima opera dell’autore e nella ricerca del patrimonio di proverbi è al terzo volume, segno che il campo di ricerca di insegnamenti del passato è talmente vasto da richiedere un’ingente mole di lavoro, tempi lunghi di riesumazione e tanta dovizia in questa azione di ricostruzione e di selezione. La traduzione dei proverbi in cinque lingue fa del testo uno strumento ancora più valido e senza dubbio più complesso e laborioso nonché la stesura di considerazioni filosofiche che evidenzia uno spaccato dell’essenza dello scrittore, del suo modo originale di interpretare la realtà. La terza parte del testo contiene aforismi, miniminagghie, scioglilingua, motti, detti, ninne nanne che rappresentano la parte che, a nostro avviso, può fare del libro di La Delfa un testo adottabile nelle scuole e fruibile da una fascia di utenza che attraverso la lettura di espressioni siciliane possa conoscere meglio la nostra lingua, impadronendosi di un patrimonio atavico che fa parte del nostro passato ed in cui s’innestano i canoni della nostra italianità. Il libro si conclude con una serie di foto storiche che rappresentano fotogrammi salienti del percorso di ricerca dell’autore che in giro per la Sicilia negli anni ha immortalato spezzoni di vita popolana e svariati momenti celebrativi. Il desiderio di conservazione della lingua letteraria siciliana è un forte impegno assunto dal nostro scrittore che da anni si prodiga in seno a varie associazioni che hanno lo scopo di ricercare una lingua comunitaria dialettale che inglobi i vari vernacoli delle tante province della Sicilia attraverso un impegno certosino di scoperta, conoscenza, dibattito o, come la nostra migliore tradizione isolana impone, attraverso la rappresentazione teatrale che consenta alla lingua di rivivere e di perpetuarsi. La presenza nell’opera di La Delfa dei vernacoli di ogni parte della Sicilia nella sua trascrizione fedele, rende il testo completo, vario, articolato, ma scorrevole per la capacità dell’autore di trasferire anche il proprio vissuto, non riducendolo ad una semplice elencazione. La Delfa immette tutta la sua sicilianità, il fervore isolano, frutto di un intenso girovagare per la Sicilia, tutta l’irruenza e l’irrefrenabilità caratteriale che in un continuo transfer ritroviamo nel testo per effetto di amore incommensurabile per la propria terra che fanno dell’opera un pezzo di cielo sereno e di caldo sole nella sicilianità di un siciliano verace. Da questo possiamo dedurre che il testo risulta fluido, leggero, inebriante come un buon vino novello perchè uscito dalle mani di un siciliano d.o.c.
Maria Luisa VANACORE
Cataniaomnia
Re: Nenie, canti, preghiere - G. La Delfa
RISCOPERTA E CONSERVAZIONE DELL’UNIVERSO SICILIANO NEL LIBRO DI GIUSEPPE LA DELFA.
“Nenie, Canti…Proverbi siciliani III vol...Aforismi, Miniminagghie, Scioglilingua, Motti…” è il titolo della recentissima pubblicazione del Giornalista Pubblicista, Poeta, Scrittore e Drammaturgo Giuseppe La Delfa, a cura della Tipografia Kromatografia di Ispica. Il testo è la decima produzione di uno scrittore dialettale di indubbie qualità che riversa nel suo poetare e nel suo scrivere il candore e la purezza tipiche del letterato virtuoso e la freschezza del temperamento umano giovanile e gioviale. La Delfa è nato ad Assoro (EN), nel 1944, ma ragioni di lavoro l’hanno spinto a vivere tra Siracusa, dove attualmente risiede, Catania, Palermo e Milano. E’ laureando in Scienze della Formazione, Direttore Responsabile di due testate giornalistiche e collabora con numerosi Giornali, Cavaliere del Santo Sepolcro, Volontario della Protezione Civile e del C.I.S.O.M, Vice Presidente Regionale dell’A.N.PO.S.DI., promotore di eventi umanitari e culturali tra cui il conferimento della Laurea ad honorem ad Alda Merini. Ha ottenuto importanti riconoscimenti in campo letterario e giornalistico tra cui il Premio Capodieci.
Negli anni si è alternato tra generi artistici vari, giornalismo, poesia, cinema, teatro che ne hanno compensato la sete di ricerca personale, consentendogli di acquisire quella maturità che è tipica di chi ama spaziare tra un percorso di studio e l’altro fino a pervenire ad una poliedricità che è proprio la maggiore peculiarità del nostro autore. Apprezzabile in quanto diverso da altri testi che trattano degli stessi temi è l’opera di La Delfa che si presenta varia e variegata, frutto di un intenso lavoro di ricerca, condotto dallo scrittore tra le viuzze dei vari paesi della provincia e tra i vicoli densi di storia millenaria delle nostre multiformi città siciliane. Tutto il patrimonio di nenie, canti, invocazioni, orazioni e rituali delle feste religiose della prima parte del testo, si deve ad un percorso di ricerca, riscoperta e fruizione delle tradizioni del nostro passato e ad un’indagine condotta ai nostri giorni che mette in evidenza il perpetuarsi di determinate usanze tra la gente dell’entroterra siciliano che negli anni hanno mantenuto i loro riti nel corso di feste e celebrazioni.
La seconda parte del libro contiene la trascrizione di proverbi in lingua dialettale con relativa traduzione che fa del testo uno strumento documentario a cui poter attingere per conoscere il nostro patrimonio popolare attraverso sentenze ispirate dall’esperienza vissuta. La traduzione dei proverbi in cinque lingue lo rende maggiormente fruibile, una fonte di riferimento per chi, come lo straniero, o per studio o per pura conoscenza, si accosta alla nostra cultura. L’impegno dell’autore non si ferma alla semplice trascrizione dei proverbi, ma si spinge a ricercare il significante in un lavoro di riconsiderazione che trae dalla semplice lettura il contenuto più intenso che è quello filosofico.
La ricchezza del testo sta nella sua versatilità, essenza generosa dell’autore che non incupisce il lettore in un appiattito retorico continuum, ma lo trasporta nella variabilità della lingua vernacolare attraverso modi di scrittura, modelli di reinterpretazione della realtà, varianti linguistiche che costituiscono il ricco patrimonio della nostra sicilianità. E così si conclude il testo con un escursus di modalità di scrittura che ritroviamo nel prontuario della nostra sicilianità, nel nostro essere siciliani anche attraverso aforismi, miniminagghie, scioglilingua, motti, detti e ninne nanne che rendono il libro fresco, lieve, facilmente fruibile e ne fanno memoria di ognuno che nello scorrere le pagine ritrova un pezzo del proprio passato, un ricordo lontano, un brandello di storia vissuta.
Il volume si chiude con una raccolta di foto storiche che danno una chiara immagine del significato del testo che vuole far conoscere la storia di Sicilia anche attraverso un patrimonio di tradizioni meno consultato che è quello che proviene dal popolo, specchio di sentimenti, passioni e dolori che cercano comprensione nell’invocazione, nella preghiera che è fatta pur’essa di lingua, di cultura.
Conservare il passato è ricordare e perpetuarlo. Il merito di Giuseppe La Delfa è proprio quello di un uomo che sente fortemente il legame con la propria terra, ama le proprie origini siciliane, le ricorda, le mantiene vive e le commemora attraverso il dialetto e ci aiuta a riappropriarci del nostro idioma attraverso la poesia e la musicalità della nostra lingua siciliana che in questo volume ritroviamo in tutta la sua preponderante bellezza.
Maria Luisa VANACORE
“Nenie, Canti…Proverbi siciliani III vol...Aforismi, Miniminagghie, Scioglilingua, Motti…” è il titolo della recentissima pubblicazione del Giornalista Pubblicista, Poeta, Scrittore e Drammaturgo Giuseppe La Delfa, a cura della Tipografia Kromatografia di Ispica. Il testo è la decima produzione di uno scrittore dialettale di indubbie qualità che riversa nel suo poetare e nel suo scrivere il candore e la purezza tipiche del letterato virtuoso e la freschezza del temperamento umano giovanile e gioviale. La Delfa è nato ad Assoro (EN), nel 1944, ma ragioni di lavoro l’hanno spinto a vivere tra Siracusa, dove attualmente risiede, Catania, Palermo e Milano. E’ laureando in Scienze della Formazione, Direttore Responsabile di due testate giornalistiche e collabora con numerosi Giornali, Cavaliere del Santo Sepolcro, Volontario della Protezione Civile e del C.I.S.O.M, Vice Presidente Regionale dell’A.N.PO.S.DI., promotore di eventi umanitari e culturali tra cui il conferimento della Laurea ad honorem ad Alda Merini. Ha ottenuto importanti riconoscimenti in campo letterario e giornalistico tra cui il Premio Capodieci.
Negli anni si è alternato tra generi artistici vari, giornalismo, poesia, cinema, teatro che ne hanno compensato la sete di ricerca personale, consentendogli di acquisire quella maturità che è tipica di chi ama spaziare tra un percorso di studio e l’altro fino a pervenire ad una poliedricità che è proprio la maggiore peculiarità del nostro autore. Apprezzabile in quanto diverso da altri testi che trattano degli stessi temi è l’opera di La Delfa che si presenta varia e variegata, frutto di un intenso lavoro di ricerca, condotto dallo scrittore tra le viuzze dei vari paesi della provincia e tra i vicoli densi di storia millenaria delle nostre multiformi città siciliane. Tutto il patrimonio di nenie, canti, invocazioni, orazioni e rituali delle feste religiose della prima parte del testo, si deve ad un percorso di ricerca, riscoperta e fruizione delle tradizioni del nostro passato e ad un’indagine condotta ai nostri giorni che mette in evidenza il perpetuarsi di determinate usanze tra la gente dell’entroterra siciliano che negli anni hanno mantenuto i loro riti nel corso di feste e celebrazioni.
La seconda parte del libro contiene la trascrizione di proverbi in lingua dialettale con relativa traduzione che fa del testo uno strumento documentario a cui poter attingere per conoscere il nostro patrimonio popolare attraverso sentenze ispirate dall’esperienza vissuta. La traduzione dei proverbi in cinque lingue lo rende maggiormente fruibile, una fonte di riferimento per chi, come lo straniero, o per studio o per pura conoscenza, si accosta alla nostra cultura. L’impegno dell’autore non si ferma alla semplice trascrizione dei proverbi, ma si spinge a ricercare il significante in un lavoro di riconsiderazione che trae dalla semplice lettura il contenuto più intenso che è quello filosofico.
La ricchezza del testo sta nella sua versatilità, essenza generosa dell’autore che non incupisce il lettore in un appiattito retorico continuum, ma lo trasporta nella variabilità della lingua vernacolare attraverso modi di scrittura, modelli di reinterpretazione della realtà, varianti linguistiche che costituiscono il ricco patrimonio della nostra sicilianità. E così si conclude il testo con un escursus di modalità di scrittura che ritroviamo nel prontuario della nostra sicilianità, nel nostro essere siciliani anche attraverso aforismi, miniminagghie, scioglilingua, motti, detti e ninne nanne che rendono il libro fresco, lieve, facilmente fruibile e ne fanno memoria di ognuno che nello scorrere le pagine ritrova un pezzo del proprio passato, un ricordo lontano, un brandello di storia vissuta.
Il volume si chiude con una raccolta di foto storiche che danno una chiara immagine del significato del testo che vuole far conoscere la storia di Sicilia anche attraverso un patrimonio di tradizioni meno consultato che è quello che proviene dal popolo, specchio di sentimenti, passioni e dolori che cercano comprensione nell’invocazione, nella preghiera che è fatta pur’essa di lingua, di cultura.
Conservare il passato è ricordare e perpetuarlo. Il merito di Giuseppe La Delfa è proprio quello di un uomo che sente fortemente il legame con la propria terra, ama le proprie origini siciliane, le ricorda, le mantiene vive e le commemora attraverso il dialetto e ci aiuta a riappropriarci del nostro idioma attraverso la poesia e la musicalità della nostra lingua siciliana che in questo volume ritroviamo in tutta la sua preponderante bellezza.
Maria Luisa VANACORE
Re: Nenie, canti, preghiere - G. La Delfa
Dalle Nenie alla Ninne Nanne
di Giuseppe La Delfa - 2008
Giuseppe La Delfa, Assoro EN 1944, instancabile spirito poliedrico, poeta (amico personale ed ammiratore di Alda Merini, per la quale nel corso dell’anno 2008 si è fatto promotore del conferimento presso l’Università di Messina della laurea ad honorem), scrittore, drammaturgo, autore e regista di testi teatrali, giornalista (direttore, fra l’altro, del periodico Catania Nostra), Cavaliere del Santo Sepolcro, Ministro per le attività interprovinciali dell’A.N.PO.S.D.I., Associazione Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali d’Italia, per la Regione Sicilia ed altro ancora, mi ha generosamente omaggiato della sua ennesima pubblicazione.
Pubblicazione, peraltro senza il prezzo <i cui proventi in parte andranno ai veri poveri e bisognosi>, che riporta la dedica di Maurizio Cucchi del 13 Giugno 1998 il quale, del lavoro del Nostro, felicemente mette in risalto il <legame culturale e affettivo con le proprie radici e con la sapienza popolare>, nonché, in quarta di copertina, una dedica, datata 3 Gennaio 1996 della quale Giuseppe La Delfa ha motivo di essere ben orgoglioso, di Ignazio Buttitta, poeta tra i più noti a livello planetario, che testualmente recita: <La Delfa resterà come un genio nel mondo>.
Ciò detto e scontato che il dialetto siciliano è il registro espressivo di Giuseppe La Delfa, ci troviamo di fronte a un volume che raccoglie nenie, canti, preghiere, invocazioni, orazioni, proverbi tradotti in cinque lingue, aforismi, miniminagghie (indovinelli), scioglilingua, motti, detti e ninne nanne.
Di ieri e di oggi, di moltissime località della Sicilia – da Leonforte ad Alcamo, da Solarino a Naro, da Nicosia a Monreale, da Modica a Ribera, eccetera eccetera – frutto di faticose, certosine ricerche cui hanno altresì contribuito, oltre ai numerosi e qualificati suoi collaboratori, <tante vecchiette che, con la loro candida vocina e la dolcezza d’animo, hanno travasato a me il loro patrimonio orale custodito da numerosi lustri.>
Nicola Garozzo, nella sua presentazione, scrive di <un patrimonio della cultura popolare, un lodevole tentativo per conservare, a futura memoria, spaccati di un’epoca che risale al medioevo>, di testi in cui <la “lingua” siciliana la fa da padrona, ma i diversi “dialetti” locali rendono spesso “nuovi”, nel significato oltre che nel contenuto>; e Mauro Longo, a sua volta, asserisce che Giuseppe La Delfa <sfrutta i proverbi per farsi capire immediatamente: li sforna dal patrimonio antropologico siciliano, perché li riconosce utili quando la parlata deve essere tradizionale.>
Delineati il personaggio, i luoghi, le peculiarità, e tuttavia invitandovi a soffermarvi più ampiamente sull’opera, desideriamo, in chiusura, brevemente segnalarvi alcune perle tra i proverbi, gli indovinelli, gli scioglilingua che Giuseppe La Delfa, <su sollecitazione dei miei cento lettori diventati esigenti> e con <l’inserimento di considerazioni filosofiche adeguate all’argomento>, ha voluto raccogliere e offrirci:
‘U superchiu rumpi ‘u cuperchiu, O’ muru vasciu s’appoggianu tutti, C’è cu voli ‘a vutti china e ‘a mugghieri ‘mbriaca, Cu addiventa poviru, perdi tutti l’amici, Tira chiossai ‘n pilu di fimmina ca ‘na parigghia di voi, È tunnu e non è munnu / è russu e non è focu, / è virdi e è erva, / è acqua e non si bivi. (Il melone), Jancu lu tirrinu / niura la semenza / l’omu ca simina sempri penza. (La scrittura), Sugnu esposta ad acqua e ventu, / sugnu ‘ntisa e non mi sentu, / vucca ranni, labbra storti, / chiamu ‘i vivi e chianciu ‘i morti. (La campana), Apru lu stipu e pigghia lu spicchiu, / posa lu spicchiu e chiudi lu stipu, Sutta a ‘n palazzu / c’è ‘n cani pazzu; / tè pazzu cani / ‘stu pezzu di pani.
Novembre 2008 Marco Scalabrino
di Giuseppe La Delfa - 2008
Giuseppe La Delfa, Assoro EN 1944, instancabile spirito poliedrico, poeta (amico personale ed ammiratore di Alda Merini, per la quale nel corso dell’anno 2008 si è fatto promotore del conferimento presso l’Università di Messina della laurea ad honorem), scrittore, drammaturgo, autore e regista di testi teatrali, giornalista (direttore, fra l’altro, del periodico Catania Nostra), Cavaliere del Santo Sepolcro, Ministro per le attività interprovinciali dell’A.N.PO.S.D.I., Associazione Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali d’Italia, per la Regione Sicilia ed altro ancora, mi ha generosamente omaggiato della sua ennesima pubblicazione.
Pubblicazione, peraltro senza il prezzo <i cui proventi in parte andranno ai veri poveri e bisognosi>, che riporta la dedica di Maurizio Cucchi del 13 Giugno 1998 il quale, del lavoro del Nostro, felicemente mette in risalto il <legame culturale e affettivo con le proprie radici e con la sapienza popolare>, nonché, in quarta di copertina, una dedica, datata 3 Gennaio 1996 della quale Giuseppe La Delfa ha motivo di essere ben orgoglioso, di Ignazio Buttitta, poeta tra i più noti a livello planetario, che testualmente recita: <La Delfa resterà come un genio nel mondo>.
Ciò detto e scontato che il dialetto siciliano è il registro espressivo di Giuseppe La Delfa, ci troviamo di fronte a un volume che raccoglie nenie, canti, preghiere, invocazioni, orazioni, proverbi tradotti in cinque lingue, aforismi, miniminagghie (indovinelli), scioglilingua, motti, detti e ninne nanne.
Di ieri e di oggi, di moltissime località della Sicilia – da Leonforte ad Alcamo, da Solarino a Naro, da Nicosia a Monreale, da Modica a Ribera, eccetera eccetera – frutto di faticose, certosine ricerche cui hanno altresì contribuito, oltre ai numerosi e qualificati suoi collaboratori, <tante vecchiette che, con la loro candida vocina e la dolcezza d’animo, hanno travasato a me il loro patrimonio orale custodito da numerosi lustri.>
Nicola Garozzo, nella sua presentazione, scrive di <un patrimonio della cultura popolare, un lodevole tentativo per conservare, a futura memoria, spaccati di un’epoca che risale al medioevo>, di testi in cui <la “lingua” siciliana la fa da padrona, ma i diversi “dialetti” locali rendono spesso “nuovi”, nel significato oltre che nel contenuto>; e Mauro Longo, a sua volta, asserisce che Giuseppe La Delfa <sfrutta i proverbi per farsi capire immediatamente: li sforna dal patrimonio antropologico siciliano, perché li riconosce utili quando la parlata deve essere tradizionale.>
Delineati il personaggio, i luoghi, le peculiarità, e tuttavia invitandovi a soffermarvi più ampiamente sull’opera, desideriamo, in chiusura, brevemente segnalarvi alcune perle tra i proverbi, gli indovinelli, gli scioglilingua che Giuseppe La Delfa, <su sollecitazione dei miei cento lettori diventati esigenti> e con <l’inserimento di considerazioni filosofiche adeguate all’argomento>, ha voluto raccogliere e offrirci:
‘U superchiu rumpi ‘u cuperchiu, O’ muru vasciu s’appoggianu tutti, C’è cu voli ‘a vutti china e ‘a mugghieri ‘mbriaca, Cu addiventa poviru, perdi tutti l’amici, Tira chiossai ‘n pilu di fimmina ca ‘na parigghia di voi, È tunnu e non è munnu / è russu e non è focu, / è virdi e è erva, / è acqua e non si bivi. (Il melone), Jancu lu tirrinu / niura la semenza / l’omu ca simina sempri penza. (La scrittura), Sugnu esposta ad acqua e ventu, / sugnu ‘ntisa e non mi sentu, / vucca ranni, labbra storti, / chiamu ‘i vivi e chianciu ‘i morti. (La campana), Apru lu stipu e pigghia lu spicchiu, / posa lu spicchiu e chiudi lu stipu, Sutta a ‘n palazzu / c’è ‘n cani pazzu; / tè pazzu cani / ‘stu pezzu di pani.
Novembre 2008 Marco Scalabrino
Re: Nenie, canti, preghiere - G. La Delfa
Admin ha scritto:
recentissima pubblicazione di Giuseppe La Delfa - Siracusa.
Prefazione " Libro Proverbi siciliani Tradotti in 5 lingue 3° Volume 1° parte-.Aforismi- Miniminaghia Scioglilingua ,Ninne nanne" .
"Multa paucis" dicevano i latini. Si può dire cioè molto con brevi e succose parole: Questo è l'aforisma.
Tutto dipende, ovviamente, dall'uso che si deve fare della brevità perchè si può ad esempio sputare una sentenza, una massima, una regola di vita, con l'intentimento di un insegnamento immediato, il che avviene, ad esempio, quando si voglia fustigare un modo di essere o di vivere.
L'aforisma, la Massima, (come anche s'intende l'aforisma) consentono al pensiero, nelle poche parole, di dire appunto tante cose, con quel poco che magari non si vorrebbe spiattellare. Ci vuole però che la mente sia dotata di questo esercizio, perchè non è di tutti liquidare un ragionamento, una persona, in quattro e quattrotto. Ci vuole cioè capacità e sensibilità a sapere dispensare: Riflessioni, Massime, Aforismi, come è capace Giuseppe La Delfa, giornalista e commediografo ennese, siracusano di adozione.
Per brevità di parole, bastano pure i proverbi, di origine popolare, arguti come le parabole di cui Gesù si serviva per convincere la gente.
I proverbi aiutano a parlare breve e schietto, senza ironia, perchè alludono sempre a fatti della vita, con intento morale.
Giuseppe La Delfa, oltre al lavoro quotidiano per vivere, frequenta pure il teatro da attore; commediografo e regista, sfrutta i proverbi per farsi capire immediatamente: li sforna dal patrimonio antropologico siciliano, perchè li riconosce utili quando la parlata deve essere tradizionale, arricchiti dalle traduzioni in altre lingue. Buona lettura dunque!
Chi volesse conciliare il sonno ai marmocchi di casa, La Delfa suggerisce qualcuna delle Ninne Nanne qui accluse, ma ci spera poco, perchè oggi i bimbi vanno a letto più tardi dei grandi. Semmai dubita che le palpebre cadano alla mamma, per nostalgia di quando il sonno la vinceva sulla fatica domestica
Mauro Longo
leggo con divertimento
e ammirazione il Suo volume di canti, preghiere, proverbi siciliani e
aforismi e La ringrazio del contemporaneamente .........................................
La saluto con viva amicizia.
Giorgio Barberi Squarotti
Re: Nenie, canti, preghiere - G. La Delfa
Sarà Presentato a MESSINA il 17 Dicembre alle ore 17,00 al Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca (COMUNE) NON MANCARE
http://artevizzari.italianoforum.com/manifestazioni-e-inviti-f41/g-la-delfa-anche-a-messina-presentera-il-suo-ultimo-libro-t845.htm
http://artevizzari.italianoforum.com/manifestazioni-e-inviti-f41/g-la-delfa-anche-a-messina-presentera-il-suo-ultimo-libro-t845.htm
Ultima modifica di Flavia Vizzari il Ven 5 Dic 2008 - 17:31 - modificato 1 volta.
"Nenie, canti, preghiere, ... di G. La Delfa
“Nenie, canti, preghiere, invocazioni, orazioni e feste religiose …” ! di Giuseppe La Delfa. Tipografia Kromatografica – Ispica, marzo 2008.
In una tradizione popolare, in una costumanza, in un canto, come nel rituale di una festa, convergono e s’incontrano esigenze ed aspirazioni comuni al vivere dell’anima umana.
Giuseppe La Delfa si è mosso nella scelta delle nenie, dei canti, delle invocazioni, delle preghiere …, come egli stesso spiega nella prefazione, non già per lasciarle chiuse e limitate, ma per uscirne e mostrare come il terreno di un ambiente, quello siciliano, è soltanto una piattaforma dell’immenso universo spirituale, e lo spirito, calandosi in esso, in uno dei suoi innumerevoli voli, vi trova forza di resurrezione e slanci per muovere a nuove cime.
Giuseppe La Delfa ha raccolto i canti custoditi in questo libro così come venivano raccontati dalle persone anziane e in particolare dalle vecchiette.
Racconta del Venerdì Santo che è il giorno per eccellenza, nel quale s’incrociano e si unificano i canti, le preghiere e le nenie al seguito della processione di Gesù morto e della Madonna Addolorata, in un’atmosfera commossa, irreale, in un silenzio sublime e di contemplazione.
Tra il mesto salmodiare dei fedeli si diffonde il canto del “Popule meus” trascritto dai vari autori in dialetto locale per rivivere ogni momento della passione di Cristo:
“A li pidi di la cruci
C’è la Matri Addulurata;
e la Maddalena cianci
e cincin u a fòrti vuci
viva Diu e la Santa Cruci”.
Giuseppe La Delfa ha saputo trarre dall’anima popolare tutta la sua umanità e il tripudio di gioia nelle manifestazioni a carattere religioso e commemorativi di eventi storici. Ha riportato con fedeltà i canti delle feste cicliche e quelle occasionali del popolo siciliano, che rappresentavano e rappresentano ancora oggi esperienze vissute, temi fondamentali della vita umana.
Per la festa di S. Agata: “Lu carru ppi Catania e ‘na ‘rannizza
Massimamente quannu nun si strazza:
a camminari ppi lu chianu addritta
binché camina a tempu e ‘nn si strapazza;
…”
La novena di Natale è un altro momento di particolare unione popolare, come pure la festa di S. Giuseppe, dell’Immacolata, del Santo Patrono …
“Santa Lucia
‘nta ‘un cammisa stapia
Oru tagghiava
Matri mia?
Chi aviri matri mia,
Ajiu ‘na resca all’uocciu
Ca mi fa ‘bbintari …
Queste genuine espressioni dell’anima popolare hanno convinto La Delfa a riproporle alle nuove generazioni, prima che il tempo implacabile le cancellasse.
Nella seconda parte del libro Giuseppe Ja Delfa sente il dovere, come egli stesso scrive, di completare l’opera letteraria siciliana relativa alle tradizioni popolari iniziata nel 1971.
Presenta una raccolta importante e significativa: i proverbi, che si tramandano un po’ in tutte le regioni d’Italia. I proverbi siciliani, tradotti dal La Delfa in cinque lingue, insegnano un modo particolare di vita e sono quelli di sempre: del passato e del presente.
Il linguaggio, quello comune, è preso direttamente dal popolo che ancora oggi li ricorda e li ripete.
Questi canti, queste preghiere, queste nenie possono considerarsi un po’ l’aspetto generale del popolo. Alcuni sono dei quadretti distaccati, quasi dipinti dalla mano di un artista famoso, tanto sono reali, tanto rispecchiano gli ambienti naturali.
Alfonso Chiaromonte
In una tradizione popolare, in una costumanza, in un canto, come nel rituale di una festa, convergono e s’incontrano esigenze ed aspirazioni comuni al vivere dell’anima umana.
Giuseppe La Delfa si è mosso nella scelta delle nenie, dei canti, delle invocazioni, delle preghiere …, come egli stesso spiega nella prefazione, non già per lasciarle chiuse e limitate, ma per uscirne e mostrare come il terreno di un ambiente, quello siciliano, è soltanto una piattaforma dell’immenso universo spirituale, e lo spirito, calandosi in esso, in uno dei suoi innumerevoli voli, vi trova forza di resurrezione e slanci per muovere a nuove cime.
Giuseppe La Delfa ha raccolto i canti custoditi in questo libro così come venivano raccontati dalle persone anziane e in particolare dalle vecchiette.
Racconta del Venerdì Santo che è il giorno per eccellenza, nel quale s’incrociano e si unificano i canti, le preghiere e le nenie al seguito della processione di Gesù morto e della Madonna Addolorata, in un’atmosfera commossa, irreale, in un silenzio sublime e di contemplazione.
Tra il mesto salmodiare dei fedeli si diffonde il canto del “Popule meus” trascritto dai vari autori in dialetto locale per rivivere ogni momento della passione di Cristo:
“A li pidi di la cruci
C’è la Matri Addulurata;
e la Maddalena cianci
e cincin u a fòrti vuci
viva Diu e la Santa Cruci”.
Giuseppe La Delfa ha saputo trarre dall’anima popolare tutta la sua umanità e il tripudio di gioia nelle manifestazioni a carattere religioso e commemorativi di eventi storici. Ha riportato con fedeltà i canti delle feste cicliche e quelle occasionali del popolo siciliano, che rappresentavano e rappresentano ancora oggi esperienze vissute, temi fondamentali della vita umana.
Per la festa di S. Agata: “Lu carru ppi Catania e ‘na ‘rannizza
Massimamente quannu nun si strazza:
a camminari ppi lu chianu addritta
binché camina a tempu e ‘nn si strapazza;
…”
La novena di Natale è un altro momento di particolare unione popolare, come pure la festa di S. Giuseppe, dell’Immacolata, del Santo Patrono …
“Santa Lucia
‘nta ‘un cammisa stapia
Oru tagghiava
Matri mia?
Chi aviri matri mia,
Ajiu ‘na resca all’uocciu
Ca mi fa ‘bbintari …
Queste genuine espressioni dell’anima popolare hanno convinto La Delfa a riproporle alle nuove generazioni, prima che il tempo implacabile le cancellasse.
Nella seconda parte del libro Giuseppe Ja Delfa sente il dovere, come egli stesso scrive, di completare l’opera letteraria siciliana relativa alle tradizioni popolari iniziata nel 1971.
Presenta una raccolta importante e significativa: i proverbi, che si tramandano un po’ in tutte le regioni d’Italia. I proverbi siciliani, tradotti dal La Delfa in cinque lingue, insegnano un modo particolare di vita e sono quelli di sempre: del passato e del presente.
Il linguaggio, quello comune, è preso direttamente dal popolo che ancora oggi li ricorda e li ripete.
Questi canti, queste preghiere, queste nenie possono considerarsi un po’ l’aspetto generale del popolo. Alcuni sono dei quadretti distaccati, quasi dipinti dalla mano di un artista famoso, tanto sono reali, tanto rispecchiano gli ambienti naturali.
Alfonso Chiaromonte
Nenie , canti, preghiere
Caro Alfonso Chiaromonte, apprezzo moltissimo tua dettagliata recensione, ti ringrazio di vero cuore , la proporrò per pubblicarla in qualche periodico culturale. Un abbraccio Giuseppe La Delfa
Ultima modifica di Giuseppe La Delfa il Sab 10 Gen 2009 - 21:12 - modificato 1 volta.
Re: Nenie, canti, preghiere - G. La Delfa
Ciao Pippo, non mi devi ringraziare... Per me è stato un piacere...
Nenie , canti, preghiere
Caro Alfonso, mi commuovi gradisci la mia gratitudine . Ritengo che tutti quelli che scrivete per me , mi vogliate bene veramente ed io vi sono riconoscente dal profondo del cuore . Un abbraccio Pippo
:g1: :h2:
:g1: :h2:
Re: Nenie, canti, preghiere - G. La Delfa
Giuseppe La Delfa ha scritto:Ricevo la dotta recensione e ringrazio con tanta commozione la delegata comunale di ERICE, poetessa FLORA RESTIVO, " THE VOICE" della lingua siciliana che onora con la sua presenza la nostra Sicilia e l'ASSOCIAZIONE NAZIONALE POETI E SCRITTORI D'ITALIA. PIPPO
ERICE (Trapani) 26/02/2009
Scrivere di Pippo La Delfa, significa andarsi ad infilare in un viluppo di iniziative, progetti, realtà, nel movimento di una personalità che ignora stasi e relax, anzi che, a metterlo in queste condizioni, va in crisi!
Pippo, si deve muovere, deve andare di qua e di là, telefonare a Tizio, mettersi d’accordo con Caio, organizzare una o mille manifestazioni, darsi da fare senza tregua, senza troppo tenere da conto se stesso, la sua salute, il calare del suo peso, il sonno che si fa pochino…
Come se non bastasse, studia, con solerzia, il grembiulino nero, un fiocco speciale per gli allievi speciali ed eccolo all’università!
E scrive, scrive, scrive… con amore per la sua terra, la nostra terra, fa ricerche storiche, linguistiche, folkloristiche, pubblica i suoi elaborati, li fa pervenire ai più illustri esponenti della cultura nazionale e extranazionale, ne ottiene un rientro di consensi che, partendo da lui e dal suo lavoro, si riverberano in tutti i siciliani che alla loro terra sono intimamente legati.
Intrattiene rapporti con i più grandi nomi dell’establishment culturale dei nostri giorni, una affettuosa dimestichezza con la grande Alda Merini, di cui ha recentemente caldeggiato la laurea “honoris causa”, ottenuta con successo e ricevuta con grande emozione da parte della insigne poetessa.
Insomma, sintetizzando al massimo, avendo a che fare con Pippo conviene fornirsi di un robusto fermo che impedisca alla testa di mettersi a girare vertiginosamente e di gambe robuste che lo possano seguire nei suoi spostamenti, impegni, manifestazioni, andirivieni….
Ho voluto usare un piglio scherzoso, poiché sono certa che lo apprezzerà, ma ciò non mi esime da doveroso quanto gradito compito di analizzarne le peculiarità e il peso culturale che riveste e che, ampiamente, merita.
Poeta, scrittore, giornalista, commediografo, persino attore, questo minuto ennese-siracusano non cessa di sorprendere anche con una “verve” che i molti intoppi regalatigli dalla vita, non sono riusciti a cancellare.
L’ultima sua fatica, dal chilometrico titolo, che mi perdonerà se non ripeto papale papale, compendia un lungo e certosino lavoro di raccolta amorosa e attenta, di quanto rimane ancora vivo delle antiche tradizioni sicule, ottenuto controllando e vagliando documenti scritti o raccolti dalla viva voce degli anziani e di studiosi.
Nenie, filastrocche, scioglilingua, proverbi, manifestazioni in onore di questo o quel santo patrono, che spaziano per tutte le nove provincie della nostra isola e, spesso, si avvicinano nelle loro articolazioni a dimostrazione di una radice comune che unisce un siciliano all’altro al di fuori da sciocchi campanilismi.
Onore, dunque a Pippo La Delfa, che non ha mai perso, né mai perderà un grammo di quella grande passione che lo lega indissolubilmente alla sua origine, di cui va fiero, come fieri dovremmo andare tutti noi.
Certo, è necessario non considerare quest’opera come opera di poesia , in essa, infatti, la poesia sta essenzialmente proprio in questo amore e non nel verso o nella purezza o meno delle frasi, nella precisione ortografica o nella coerenza lessicale.
Per questo ci sono e ci saranno altre occasioni che, personalmente, gli auguro, intanto godiamoci questo bel ritratto della nostra terra, ascoltiamone la musica interiore, lasciamoci conquistare dal suo fascino, abbandoniamoci alle sue suggestioni.
Grazie Pippo. :g1:
Flora Restivo
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