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caffeletterario da Abbate ME
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caffeletterario da Abbate ME
Kafka Cafè - Dicembre 2008
Ultima modifica di Flavia Vizzari il Mer 18 Nov 2009 - 23:11 - modificato 1 volta.
Re: caffeletterario da Abbate ME
Jole Gugliotta Bonfiglio presenta il suo ultimo libro:
Ultima modifica di Flavia Vizzari il Sab 13 Dic 2008 - 7:37 - modificato 1 volta.
Re: caffeletterario da Abbate ME
il poeta dialettale Filippo Scolareci di Spadafora e la pittrice prof. Anna Lattene.
Re: caffeletterario da Abbate ME
Lilita Pizzi presidente dell'Ass. Porto de Buenos Aires
http://artevizzari.italianoforum.com/le-associazioni-culturali-messinesi-f42/puerto-de-buenos-aires-di-lilita-pizzi-t689.htm
Re: caffeletterario da Abbate ME
Rosario Fodale presidente dell'Ass Cult Messinaweb.eu
http://artevizzari.italianoforum.com/le-associazioni-culturali-messinesi-f42/associazione-culturale-messinawebeu-t343.htm
Re: caffeletterario da Abbate ME
Altre immagini del Kafka Cafè di Gennaio a questo link:
http://artevizzari.forumcity.it/viewtopic.php?p=436#436
http://artevizzari.forumcity.it/viewtopic.php?p=436#436
Re: caffeletterario da Abbate ME
Si ricorda che Venerdì prossimo 30 Gennaio, non ci sarà l'incontro essendoci in concomitanza in cattedrale la cerimonia di consegna del XV Premio nternazionale Umberto Bonino a S.A.R. Principessa Vittoria di Svezia e delle borse di studio a 23 laureati della Sicilia e della Calabria.
_________________
http://artevizzari.italianoforum.com/delegazione-sicilia-prossimo-raduno-poetico-f51/raduno-poetico-a-ragusa-t855.htm
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http://artevizzari.italianoforum.com/delegazione-sicilia-prossimo-raduno-poetico-f51/raduno-poetico-a-ragusa-t855.htm
Come parlare della Lingua siciliana al Kafka Cafè
Tutti i venerdi dalle 17,00 al Ritrovo Abbate sul Corso Garibaldi, dirimpetto piazza Fulci, con l'anposdino Andrea Ingemi e l'artista-inventrice Vittoria Arena, conduco un incontro settimanale di arte e poesia. Kafka Cafè appunto...
meraviglia delle meraviglie... alla lettura di una mia poesia è stato riscontrato che io non scrivo come loro, in dialetto messinese, e mi hanno chiesto che dialetto fosse il mio...
dunque molti sconoscono che esiste l'intento di fare assurgere la Lingua Siciliana come lingua unica per tutte le province....
quale scritto esauriente in merito mi consigliate di leggere al prossimo incontro?...Ho dato uno sguardo a molti scritti di Marco Scalabrino, ma sono lunghi, si richiede qualcosa di sintetico e molto esplicito.
Grazie!
meraviglia delle meraviglie... alla lettura di una mia poesia è stato riscontrato che io non scrivo come loro, in dialetto messinese, e mi hanno chiesto che dialetto fosse il mio...
dunque molti sconoscono che esiste l'intento di fare assurgere la Lingua Siciliana come lingua unica per tutte le province....
quale scritto esauriente in merito mi consigliate di leggere al prossimo incontro?...Ho dato uno sguardo a molti scritti di Marco Scalabrino, ma sono lunghi, si richiede qualcosa di sintetico e molto esplicito.
Grazie!
Ultima modifica di Flavia Vizzari il Lun 2 Feb 2009 - 23:26 - modificato 2 volte.
Riunioni
La tua osservazione mi ricorda il "Gattopardo". Non esagerare Flavia.
Ormai l'Italia è fatta e la lingua ufficiale è l'Italiano. Dante e Petrarca vi hanno anticipati di quasi 800 anni.
Sono cosciente che la "Letteratura Siciliana" è la prima forma letteraria italiana (fiorità alla corte dei Normanni a Palermo), ma ormai vi "hanno scippato" la supremazia prima Siena e poi Firenze!
A questo punto vi suggerisco un approfondimento sul Petrarca che è stato uno dei primi che si interessò anche dei dialetti "purificando" il Dolce Stil Novo di Dante da alcuni termini impropri che il grande poeta vi aveva introdotti (appunto importati da alcuni dialetti italiani).
Un caro saluto
Salvo
FRANCESCO PETRARCA PRECURSORE DELLA CIVILTA’ MODERNA
Nei giorni scorsi avevo pubblicato sul portale www.poetare.it dell’amico Prof. Lorenzo de Ninis (dove inserisco tutte le mie opere) la poesia sotto riprodotta:
MONTE VENTOSO
di Salvatore Armando Santoro
Dimmelo tu Francesco,
dillo a me che t’ascolto.
Anch’io nella bisaccia di buon camminatore
portavo sempre un tuo libro di versi,
che all’intelletto parlava
nelle soste del faticoso sentiero
su cui m’arrampicavo.
Arrivato alla vetta, anch’io,
mossi lo sguardo; ed altre cime ineguali
m’accarezzarono la mente:
io, inadeguato al mondo,
dal mio cantuccio appena conquistato,
vidi l’immensità,
la sproporzione tra l’esiguo della mia entità
e la grandezza d’un pianeta
che m’abbracciava e che mi possedeva.
Ed il tuo libro, appena aperto e chiuso,
la dimensione della mia ignoranza
tutta mi rese.
Il nulla della conoscenza racchiuso in quel volume,
e la montagna immensa
che rideva di me, del mio sapere,
della mia convinzione d’esser potente e bravo
per aver conquistata una sol vetta,
e invece mi scoprivo
fragile ed impotente,
mi scoprivo un’entità sproporzionata
a un mondo che mi sommergeva
a un mondo che col suo silenzio,
senza mai nulla dire, mi stordiva.
La poesia ha suscitato alcune interessanti osservazioni da parte di alcuni frequentatori del portale che, a dire il vero, non mi sarei aspettato perché ritenevo la lirica di difficile interpretazione per molti.
Pertanto, ho ringraziato questi lettori per aver capito che mi riferivo proprio a Francesco Petrarca, precursore dell'Umanesimo e delle ideologie dei tempi moderni, che era stato profondamente stimolato a queste riflessioni anche dalla lettura del volume "Le Confessioni" di Sant'Agostino, che fu un pacco indigesto per molti "ragazzi" della mia generazione, e che lui aveva ricopiato manualmente in un volumetto che portava sempre nella sacca nei suoi spostamenti.
A questo punto, però, ritengo necessario far comprendere quali siano state le considerazioni che mi hanno spinto a scrivere la poesia sopra evidenziata e cercare di coinvolgere un maggior pubblico sulle motivazioni profonde che mi hanno convinto che a Francesco Petrarca non sia stato assegnato il giusto ruolo e la giusta dimensione nella classifica dei grandi padri della nostra letteratura.
Ho avuto occasione, infatti, in questi giorni di fare una specie di "ripasso" sui tre grandi poeti sui quali si basa la cultura letteraria italiana: Dante, Petrarca e Boccaccio.
Chiaramente la scuola e gli educatori (Presidi e Insegnanti) hanno svolto un ruolo rilevante nell'inculcare l'amore per certi autori piuttosto che verso altri.
Il Boccaccio, ai miei tempi, veniva letto più per trasgressione che per gli altri meriti letterari (descrizione minuziosa della società del tempo e delle condizioni sociali dei suoi cittadini). Certe novelle, ignorate (o "oscurate") dagli insegnanti, "eccitavano" molti "ragazzi" della mia generazione e preferivamo leggerle di nascosto perchè ci "stuzzicavano". Ma, dei tre autori, il Boccaccio sicuramente era collocato "in classifica" al 3° posto.
Di sicuro Dante era collocato al 1° posto in questa classifica letteraria. Ma possedeva davvero tutti i meriti che si decantano?
A mio avviso Dante era il rappresentante genuino di una società conservatrice in quanto si limitava ad esaltare più l'aspetto mistico e religioso della persona che curarsi dei suoi bisogni immanentistici e materiali e nel suggerire le condizioni per realizzarli, che furono poi caratteristica dell'ideologia del periodo dell'Umanesimo. Ed anche la sua Divina Commedia, ed in particolare il suo "Inferno", non rispecchiano queste considerazioni?
La semplice presa di coscienza della necessità di accettare la precarietà della condizione umana e le sofferenze terrene con un premio ad una vita migliore nell' "al di là" non confermano questa sua tendenza all'accettazione anche della realtà così com'era senza alcun tentativo per provare di cambiarla?
Per questi motivi penso che il Petrarca sia stato alquanto penalizzato in questa classifica. Eppure questo autore è un precursore, ufficialmente riconosciuto da tutti, dell'Umanesimo; un precursore, quindi, dei movimenti sociali che caratterizzeranno le ideologie del suo tempo, sia quelle religiose (con in testa l'ideologia francescana) che quelle politiche e, soprattutto, quelle delle epoche successive e dei tempi moderni (movimenti umanitari e socialisti).
Il suo interesse per l'uomo (inteso come umanità) e per i suoi bisogni ce lo presenta come un personaggio profondamente moderno se paragonato agli altri autori del Dolce Stil Novo (che, invece, si limitavano ad esaltare la misticità della persona e dell'anima) e ci fa capire che si collocava già fin d'allora oltre le idealità che l'Umanesimo avrebbe da lì a poco introdotto.
Il suo accorrere a Roma (interrotto poi per la sopravvenuta morte del personaggio) per appoggiare l'esperienza repubblicana di Cola di Rienzo la dice lunga sulla sua visione della società del futuro pur avendo dovuto accettare anche lui i compromessi del tempo per poter sopravvivere ed avendo anche pagato in termini di immagine e prestigio la sua simpatia per l'esperienza del tribuno romano.
Ma per comprendere fino in fondo il suo ruolo di precursore dei tempi, basti pensare che nel Canzoniere la prima sua lirica inizia con un occhio rivolto al futuro.
"Voi, ch'ascoltate in rime sparse il suono" la dice, infatti, lunga.
"Voi" ovvero "altri", ovvero "generazioni future".
Ma la poesia del Petrarca, troppo raffinata, troppo perfetta, troppo difficile da intendere (e per certi versi vilipesa dallo stesso autore che parlava del suo Canzoniere come raccolta di poesiuole") necessitava di una classe di insegnanti colti che, probabilmente, ai miei tempi (ancora dominati dall'influenza, dalla soggezione e dalla cultura fascista) non esisteva.
Ecco, perché ritengo che poeti e critici dovrebbero porre una maggiore attenzione alla produzione poetica di questo autore per tentarne un rilancio e dare la giusta importanza e dimensione ed assegnargli il giusto ruolo che a lui compete nel panorama della letteratura italiana.
Salvatore Armando Santoro
www.poetare.it/santoro.html
santoro3000@alice.it
Ormai l'Italia è fatta e la lingua ufficiale è l'Italiano. Dante e Petrarca vi hanno anticipati di quasi 800 anni.
Sono cosciente che la "Letteratura Siciliana" è la prima forma letteraria italiana (fiorità alla corte dei Normanni a Palermo), ma ormai vi "hanno scippato" la supremazia prima Siena e poi Firenze!
A questo punto vi suggerisco un approfondimento sul Petrarca che è stato uno dei primi che si interessò anche dei dialetti "purificando" il Dolce Stil Novo di Dante da alcuni termini impropri che il grande poeta vi aveva introdotti (appunto importati da alcuni dialetti italiani).
Un caro saluto
Salvo
FRANCESCO PETRARCA PRECURSORE DELLA CIVILTA’ MODERNA
Nei giorni scorsi avevo pubblicato sul portale www.poetare.it dell’amico Prof. Lorenzo de Ninis (dove inserisco tutte le mie opere) la poesia sotto riprodotta:
MONTE VENTOSO
di Salvatore Armando Santoro
Dimmelo tu Francesco,
dillo a me che t’ascolto.
Anch’io nella bisaccia di buon camminatore
portavo sempre un tuo libro di versi,
che all’intelletto parlava
nelle soste del faticoso sentiero
su cui m’arrampicavo.
Arrivato alla vetta, anch’io,
mossi lo sguardo; ed altre cime ineguali
m’accarezzarono la mente:
io, inadeguato al mondo,
dal mio cantuccio appena conquistato,
vidi l’immensità,
la sproporzione tra l’esiguo della mia entità
e la grandezza d’un pianeta
che m’abbracciava e che mi possedeva.
Ed il tuo libro, appena aperto e chiuso,
la dimensione della mia ignoranza
tutta mi rese.
Il nulla della conoscenza racchiuso in quel volume,
e la montagna immensa
che rideva di me, del mio sapere,
della mia convinzione d’esser potente e bravo
per aver conquistata una sol vetta,
e invece mi scoprivo
fragile ed impotente,
mi scoprivo un’entità sproporzionata
a un mondo che mi sommergeva
a un mondo che col suo silenzio,
senza mai nulla dire, mi stordiva.
La poesia ha suscitato alcune interessanti osservazioni da parte di alcuni frequentatori del portale che, a dire il vero, non mi sarei aspettato perché ritenevo la lirica di difficile interpretazione per molti.
Pertanto, ho ringraziato questi lettori per aver capito che mi riferivo proprio a Francesco Petrarca, precursore dell'Umanesimo e delle ideologie dei tempi moderni, che era stato profondamente stimolato a queste riflessioni anche dalla lettura del volume "Le Confessioni" di Sant'Agostino, che fu un pacco indigesto per molti "ragazzi" della mia generazione, e che lui aveva ricopiato manualmente in un volumetto che portava sempre nella sacca nei suoi spostamenti.
A questo punto, però, ritengo necessario far comprendere quali siano state le considerazioni che mi hanno spinto a scrivere la poesia sopra evidenziata e cercare di coinvolgere un maggior pubblico sulle motivazioni profonde che mi hanno convinto che a Francesco Petrarca non sia stato assegnato il giusto ruolo e la giusta dimensione nella classifica dei grandi padri della nostra letteratura.
Ho avuto occasione, infatti, in questi giorni di fare una specie di "ripasso" sui tre grandi poeti sui quali si basa la cultura letteraria italiana: Dante, Petrarca e Boccaccio.
Chiaramente la scuola e gli educatori (Presidi e Insegnanti) hanno svolto un ruolo rilevante nell'inculcare l'amore per certi autori piuttosto che verso altri.
Il Boccaccio, ai miei tempi, veniva letto più per trasgressione che per gli altri meriti letterari (descrizione minuziosa della società del tempo e delle condizioni sociali dei suoi cittadini). Certe novelle, ignorate (o "oscurate") dagli insegnanti, "eccitavano" molti "ragazzi" della mia generazione e preferivamo leggerle di nascosto perchè ci "stuzzicavano". Ma, dei tre autori, il Boccaccio sicuramente era collocato "in classifica" al 3° posto.
Di sicuro Dante era collocato al 1° posto in questa classifica letteraria. Ma possedeva davvero tutti i meriti che si decantano?
A mio avviso Dante era il rappresentante genuino di una società conservatrice in quanto si limitava ad esaltare più l'aspetto mistico e religioso della persona che curarsi dei suoi bisogni immanentistici e materiali e nel suggerire le condizioni per realizzarli, che furono poi caratteristica dell'ideologia del periodo dell'Umanesimo. Ed anche la sua Divina Commedia, ed in particolare il suo "Inferno", non rispecchiano queste considerazioni?
La semplice presa di coscienza della necessità di accettare la precarietà della condizione umana e le sofferenze terrene con un premio ad una vita migliore nell' "al di là" non confermano questa sua tendenza all'accettazione anche della realtà così com'era senza alcun tentativo per provare di cambiarla?
Per questi motivi penso che il Petrarca sia stato alquanto penalizzato in questa classifica. Eppure questo autore è un precursore, ufficialmente riconosciuto da tutti, dell'Umanesimo; un precursore, quindi, dei movimenti sociali che caratterizzeranno le ideologie del suo tempo, sia quelle religiose (con in testa l'ideologia francescana) che quelle politiche e, soprattutto, quelle delle epoche successive e dei tempi moderni (movimenti umanitari e socialisti).
Il suo interesse per l'uomo (inteso come umanità) e per i suoi bisogni ce lo presenta come un personaggio profondamente moderno se paragonato agli altri autori del Dolce Stil Novo (che, invece, si limitavano ad esaltare la misticità della persona e dell'anima) e ci fa capire che si collocava già fin d'allora oltre le idealità che l'Umanesimo avrebbe da lì a poco introdotto.
Il suo accorrere a Roma (interrotto poi per la sopravvenuta morte del personaggio) per appoggiare l'esperienza repubblicana di Cola di Rienzo la dice lunga sulla sua visione della società del futuro pur avendo dovuto accettare anche lui i compromessi del tempo per poter sopravvivere ed avendo anche pagato in termini di immagine e prestigio la sua simpatia per l'esperienza del tribuno romano.
Ma per comprendere fino in fondo il suo ruolo di precursore dei tempi, basti pensare che nel Canzoniere la prima sua lirica inizia con un occhio rivolto al futuro.
"Voi, ch'ascoltate in rime sparse il suono" la dice, infatti, lunga.
"Voi" ovvero "altri", ovvero "generazioni future".
Ma la poesia del Petrarca, troppo raffinata, troppo perfetta, troppo difficile da intendere (e per certi versi vilipesa dallo stesso autore che parlava del suo Canzoniere come raccolta di poesiuole") necessitava di una classe di insegnanti colti che, probabilmente, ai miei tempi (ancora dominati dall'influenza, dalla soggezione e dalla cultura fascista) non esisteva.
Ecco, perché ritengo che poeti e critici dovrebbero porre una maggiore attenzione alla produzione poetica di questo autore per tentarne un rilancio e dare la giusta importanza e dimensione ed assegnargli il giusto ruolo che a lui compete nel panorama della letteratura italiana.
Salvatore Armando Santoro
www.poetare.it/santoro.html
santoro3000@alice.it
Ospite- Ospite
Re: caffeletterario da Abbate ME
ma... dopo Camilleri penso si possa scrivere in qualunque siciliano!
Ospite- Ospite
Re: caffeletterario da Abbate ME
Quello che dice Armando è veramente interessante ed apprezzabile, ed è vero che Dante scruta l'uomo nel suo aspetto più intimo scavandogli l'anima, mentre Petrarca cura quello che ai suoi tempi era forse impensabile, ossia l'aspetto sociale, il suo rapportarsi con la società, ed entrambi sono stati e sono il pilastro portante (Boccaccio incluso, che ne affinò la lingua) della nostra letteratura; anche se non credo che la forza espressiva di Dante, dal punto di vista artistico, non sia da considerare superiore a quella di Petrarca, che pure amo moltissimo. Dante, più che Petrarca, porge a noi un messaggio universale che è valido e vero in ogni tempo, perché nessuno meglio di lui ha saputo descrivere in maniera così minuziosa e veritiera la natura umana, in tutti i suoi aspetti, dai migliori ai più miserandi. Petrarca rappresenta magistralmente i sogni, l'evoluzione civile ed intellettuale dell'essere umano, l'umanesimo, appunto, che è comunque "un" aspetto della complessa sfera che circonda la componente "uomo". Ma credo che il discorso, per quanto affascinante, sia fuori tema con l'argomento postato da Flavia. Nessuno vuole né può mettere in dubbio che la lingua ufficiale della Nazione è l'Italiano, non perché Dante e Petrarca ci abbiano anticipato di otto secoli, in quanto nella Regione Sicilia il Siciliano fu lingua ufficilale scritta e parlata fino al XV secolo e la sua scia durò con i suoi letterati e i suoi poeti fino all'Unità d'Italia, ed ancora oggi troviamo documenti ufficiali di quell'epoca (atti notarili, di nascita o di matrimonio) scritti in siciliano, ma perché se si vuole che lo studio delle lingue regionali venga introdotto nelle scuole (un esempio bellissimo ce lo dà la Sardegna), bisogna che si raggiunga una Koinè regionale (della scrittura, non della parlata) accettata e praticata da tutti, e su questo campo ci stiamo muovendo; ma non certo per sostituire una lingua regionale con quella nazionale: sarebbe da stupidi.
Re: caffeletterario da Abbate ME
Cinzia, Andrea Camilleri (se è a lui che ti riferisci) è uno scrittore, non uno studioso dell'ortografia siciliana, ed anche lui usa la fonografia, ossia la scrittura attraverso il suono. Se tutti pensiamo che non si possa far nulla la nostra regione è destinata all'immobilismo che da sempre ci trasciniamo: bisogna rimboccarsi le maniche e... seguire l'esempio di Petrarca
Re: caffeletterario da Abbate ME
Si...ma rimanendo in tema vorrei portare "un pò di luce" tra i poeti messinesi... chiarire tutti questi dubbi, (che avevo anche io fino a un anno fa!) con uno scritto esauriente da leggere, ma io non mi sento all'altezza di farlo ... o meglio ci ho provato con parole mie, ma nn credo mi abbiano presa sul serio, dunque ho bisogno di una firma autorevole :-)
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