Grafie corrette

si ma se io parlo di arvuli ai miei figli loro non mi capiscono.....non funziona la cosa!

Ciusciata di ventu


‘Na ciusciata di ventu
‘rriva quannu si apri ‘na porta
e pò scinniri la notti cchiù niura di lu munnu.

Si è cauda o fridda
dipenni da li jorna
e da lu tempu;

è ‘na ciusciata di ventu
chi ‘rriva e porta
oppuru chi strascina via li cosi.

'Nta ‘na ciusciata di ventu
‘rriva l’idea chi manca,
o canciunu li pirsuni e lu munnu;

'Nta ‘na vota si spezzunu l’arvuli
e tuttu si sdirrupa,
comu li disideri e li sonna;

cu ‘na ciusciata di ventu
ti svigghi e ti ‘ncuraggi
o cadi ‘nta lu scunfortu cchiù niuru

e tuttu nun è cchiù comu prima
pi ‘na ciusciata di ventu,
chi purtau canciamentu!

Le cose più opinabili ho preferito non toccarle.

e cosa sono le cose più opinabili? Cosa intendi?

Certo io allora ritorno al pensiero maturato tempo addietro e cioè...

risaputo che un poeta scrive meglio per come pensa....io ovviamente non posso pensare gli alberi come arvuli o i sogni come sonna....non esiste nella mia comprensione istintiva..... che ne dici?....

anche niura o niuro jò dicu niru !!!

domanda:

quannu si apri ‘na

due vocali vicine non si elidono?

Flavia Vizzari ha scritto:si ma se io parlo di arvuli ai miei figli loro non mi capiscono.....non funziona la cosa!

Forse ancora fai confusione tra lingua siciliana dotta scritta e parlata locale. Ai tuoi figli tu devi parlare con la tua parlata e la tua parlata la puoi tranquillamente scrivere fonograficamente, basta specificarlo, per non spacciare per lingua siciliana tradizionale quella che è una parlata locale, rispettabilissima, preziosa, arricchente, ma parlata locale.

Flavia Vizzari ha scritto:

chi nun mi dugni ‘ntisa,

sarebbe forse giusto duni?

Si.

Flavia Vizzari ha scritto:e soldi? Giornali ? Ricordi? Sentimento? Leggera?

Soldi, giurnali, ricordi, sintimentu, liggera.

Flavia Vizzari ha scritto:

Antonino Magrì ha scritto:La grafia corretta di CAUDDU è CAUDU; la grafia corretta di PEDDI è PERDI; la loro diversa pronuncia dipende dal luogo, non dalla lingua. A Catania la D di CAUDU si affievolisce nella pronuncia fino a diventare (sempre nella pronuncia) R e risultare così CAURU; la R di PERDI si affievolisce fino a fondersi con la D e quindi raddoppiarla in PEDDI, come la R di PORTA che, subendo la stessa sorte diventa POTTA, o la R di FORZA che diventa FOZZA. Ma siamo sempre e comunque nel tema della grafia delle parlate locali, ossia la rappresentazione grafica della loro pronuncia, e non nella corretta grafia della lingua siciliana, che poco o nulla ha a che vedere con le parlate locali.

Da qui non si capisce che la pelle è perdi?!?!

"la R di PERDI si affievolisce fino a fondersi con la D e quindi raddoppiarla in PEDDI", questo succede nella parlata locale, non nella lingua siciliana dotta scritta. La parola italiana PERDE si scrive PERDI; la parola italiana PELLE si scrive PEDDI.

Flavia Vizzari ha scritto:anche niura o niuro jò dicu niru !!!

Dillo pure come vuoi, ma mi sa tanto di napoletano


è nato nu criaturi, è natu niru
e 'a mamma 'u chiamma Ciru,
sissignura, 'u chiamma Cì

Flavia Vizzari ha scritto:

Antonino Magrì ha scritto:Flavia ha scritto:

Ma allora la grafia corretta di FREDDO è fridu?!?!

No, Flavia, non confonderti, FREDDO è FRIDDU!

PEDDI significa PELLE!

PERDI significa PERDE e PERDI!

e perchè freddo resta con DD e caldo no?

Perché FRIDDU viene da FREDDO, ed è naturalmente con due DD, mentre CAUDU viene da CALDO; in questo caso la L si trasforma in U, come per SAUTU (salto) o per AUTU (alto).

Antonino Magrì ha scritto:

Flavia Vizzari ha scritto:anche niura o niuro jò dicu niru !!!

Dillo pure come vuoi, ma mi sa tanto di napoletano


è nato nu criaturi, è natu niru
e 'a mamma 'u chiamma Ciru,
sissignura, 'u chiamma Cì

Antonino Magrì ha scritto:

Flavia Vizzari ha scritto:si ma se io parlo di arvuli ai miei figli loro non mi capiscono.....non funziona la cosa!

Forse ancora fai confusione tra lingua siciliana dotta scritta e parlata locale. Ai tuoi figli tu devi parlare con la tua parlata e la tua parlata la puoi tranquillamente scrivere fonograficamente, basta specificarlo, per non spacciare per lingua siciliana tradizionale quella che è una parlata locale, rispettabilissima, preziosa, arricchente, ma parlata locale.

Gero Miceli, in uno spazio su questo forum, ha scritto di usare i vecchi termini siciliani nella sua parlata di tutti i giorni.
Siamo sempre al punto condiviso da molti che un poeta crea in base al suo modo come pensa. Gero sta facendo un lavoro di cambiamento nel suo modo si pensare, cambiando prima quello di vivere; ma io non posso da messinese fare altrettanto poichè sappiamo tutti che il messinese è un dialetto molto diverso dal linguaggio siciliano poichè aveva perduto o non lo possedeva all'origine, un suo suono distintivo. Il Gallo, nei suoi annali, quando veniva incalzato dai suoi interlocutori siciliani rispondeva che a Messina la gente parla una lingua barbara, sbagliando non solo la pronuncia ma, anche la costruzione della frase. Gli studiosi hanno sempre avvertito questo appunto nel dialetto messinese.

Esempio:

l'altra sera una delle mie poesie, inserita nel contesto di una manifestazione, doveva essere declamata. Doveva recitarla un altro poeta messinese, il quale ha dovuto leggerla e rileggerla più volte e di alcuni versi mi ha chiesto il significato poichè non la capiva!.

Concludo che ARTE è COMUNICARE e dunque mi chiedo che senso ha volere comunicare e non farsi capire? (l'esempio dei miei figli era casuale)

Antonino Magrì ha scritto:




Forse ancora fai confusione tra lingua siciliana dotta scritta e parlata locale.

lo scopo di chiedere

http://artevizzari.italianoforum.com/attivita-interregionali-anposdi-f34/domanda-sull-associazione-t661.htm

di confrontarsi è propriamente per crescere e per cercare di fare meno confusioni possibili.

E' giusto creare e scrivere per come di pensa? O è una diceria che non ha basi?

Giusto! Hai ragione ... sarebbe solo un fatto provvisorio il non essere capita....

Flavia: ma cu fu stu Gallo che dissi c'a Missina i genti parraunu na lingua "barbara" e sbagliava anche la costruzione della frase (??) Forse lui non capiva il MI che usiamo spesso invece di CHE quando il soggetto cambia (es: Ci dissi MI veni e setti - altri siciliani dicono Ci dissi chi/ca veni e setti...) Eppure nelle espressioni che in italiano ci vorrebbe il congiuntivo (es: Malanova MI hai!, e' megghiu Mi vai dumani, u Signuri mi ti 'ccumpagna), Anche quando in italiano c'e' la costruzione di DI o PER piu l'infinitvo (es: sunnu cosi mi ci cunt'a Diu, Ci dissi mi si 'ssetta) Ma io penso che sta MI (che si usa in quasi tutta la provincia di Messina, nel Reggino ed anche nel catanzarese nella forma di MU o MA, e' una contrazione di CHI MI perche' ho sentito mia madre dire "malanova chi mi avi" (e suona piu come "ghimmi'avi" che tu lo saprai essendo a Messina).
Tu sai che la mia gran passione e' u dialettu missinisi e jo haiu scrittu un sacch'i cosi supr'a grammatica, e puru picchi e' u dialettu cchiu chiaru e duci e facili pi chiddi chi non sannu u sicilianu - ma questo e' un'altro argomento con un nuovo titolo.
Ciao
PS: vedi A Parrata Missinisa di Quartarone pag. 28-29 e pag. 32.

Giusto altro argomento, e ci sono pure già i topic aperti,

che mi sai dire del caccararo? (vedi Topic)


http://artevizzari.italianoforum.com/lingua-siciliana-f4/la-parlata-caccarara-t657.htm

Antonino Magrì ha scritto: prima raccogli tutte le informazioni possibili e poi ti dai alle correzioni, altrimenti rischi di... superare Penelope

ci hai preso in pieno...

Antonino Magrì ha scritto:

L'opera d'arte dipende dal poeta, se lo è, non dal tipo di scrittura che egli sceglie di adoperare.

In teoria sembrerebbe come dici tu... ma se un pittore non ha la padronanza del colore non riesce a creare le giuste tonalità e sfumature (non arriva all'arte); si deve scegliere di adoperare la tecnica o la lingua che ci è congeniale .

Il poeta o il pittore si concretizza (è ) solo se crea... ovvero la dipendenza 'opera d'arte'- 'artista' a mio avviso è reciproca..

certo che quando penso troppo, sono davvero un "pericolo"