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Le Processioni principali
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Le Processioni principali
Ultima modifica di Flavia Vizzari il Lun 25 Feb 2008 - 1:12 - modificato 1 volta.
Re: Le Processioni principali
Durante la processione del Corpus Domini, si rinnova a Messina la tradizione popolare del Vascelluzzo.
Si tratta di un vascello a tre alberi lungo circa un metro con l'anima in legno rivestito da lamine d'argento finemente lavorate a cesello che riproduce in maniera molto fedele un galeone.
Nel galeone si ergono tre alberi dove viene fissato un reliquario contenente i capelli con cui, secondo la tradizione, la Madonna legò la lettera inviata ai messinese. Ancora al di sopra si trovano due puttini alati, anch’essi d’argento che reggono una corona.
Dalle fiancate sporgono otto cannoni per parte; altri sono presenti sulla poppa che mostra anche quattro cariatidi dorate. Sempre sulla poppa è presente l'immagine della Madonna sullo sfondo di Messina: visibile è la Palazzata di Simone Gullì cominciata nel 1622.
Il vascello poggia su una base d’argento incisa col motivo ad onde marine ornata con foglie e fiori; sulle facce vi sono raffigurati i volti che secondo la tradizione sarebbero i marinai fondatori della confraternita di S. Maria di Portosalvo. Vi sono inoltre quattro medaglioni con le effigi della Madonna della Lettera, di S. Alberto con la Bibbia e un giglio, S. Placido insieme ai fratelli (secondo la tradizione martirizzati e sepolti a Messina) e la Madonna di Portosalvo con la veduta di Messina.
Sull'intera struttura compaiono varie date a partire dal 1644 (le date sulla base, 1767 e 1792, fanno pensare che questa sia successiva al vascello), ma documenti della fine del XVI secolo fanno accenni alla realizzazione dell'opera che la confraternita dei marinai aveva il privilegio di portare in processione.
Questa preziosa opera dei maestri argentieri messinese è legata ad avvenimenti storici accaduti nella città di Messina.
Il più antico si rifà all'assedio di Messina da parte del duca Roberto di Calabria nel 1302. La città stava capitolando per fame quando, grazie alle suppliche alla Madonna formulate da Alberto, monaco del convento di Pozzoleone, giunsero in porto delle navi cariche di grano e viveri che salvarono i Messinese dall’assedio e dalla fame.
L’altro episodio però collegato più spesso al Vascelluzzo risale al 1603 mentre una terribile carestia affliggeva tutta la Sicilia e in particolare la città di Messina. Il fatto era risaputo e le imbarcazioni straniere cercavano di evitare il passaggio nello stretto per non incorrere nelle azioni di pirateria degli affamati messinesi. Una grossa nave, carica di 5000 salme di grano, veniva da Volo, città greca, diretta a Napoli. Mentre passava per lo stretto dalla parte di Capo Peloro si alzò un fortissimo vento contrario, e si scatenò una terribile burrasca, il bastimento fu privato, in poco tempo del timone e le vele furono squarciate dal vento. La disperazione fu tale che l'equipaggio, seguendo il costume marinaresco e la superstizione del tempo, si affidò alla sorte per sapere a quale santuario o Madonna dovesse votarsi per avere soccorso. Da queste preghiere venne fuori il nome della Madonna del Piliere di Messina. I marinai di quel vascello costruirono una zattera, sulla quale montarono quattro uomini, estratti a sorte, e malgrado la tempesta giunsero in Messina dove narrarono il fatto. Prontamente la città di Messina benché prostrata dalla carestia, ma sempre pronta e generosa nei bisogni e nelle richieste altrui, inviò i soccorsi. Una galea carica di vele, sartiame ed altri attrezzi utili fu mandata alla nave greca per dare aiuto. E così il bastimento fu rimorchiato in porto e accolto dal popolo affamato come un messaggio soprannaturale, poiché bastarono infatti quelle 5000 salme di frumento ed altre che poi arrivarono, a liberare Messina dal terribile flagello della carestia.
Questi avevnimenti colpirono la fantasia popolare sempre legata alla fede, e gli fecero credere ad un miracolo della Madonna Protettrice della città. Sicchè il Senato ordinò che questo avvenimento fosse ricordato ogni anno con una processione, e offrì alla Cattedrale a ricordo della grazia, una nave d'argento, che è detta il " Vascelluzzo " e che ogni anno viene portata in processione per la città.
Ancora oggi il Vascelluzzo, adorno di spighe di grano, dopo la funzione del Corpus Domini, viene condotto a spalla dalla chiesa di S. Maria dei Marinai (sua nuova sede) al Duomo dove gli viene aggiunta la reliquia con i capelli della Madonna. Nel pomeriggio, dopo un giro attraverso la città, viene riportato alla chiesa dei Marinai dove viene spogliato delle spighe che vengono distribuite ai fedeli insieme a piccoli pani di grano.
Re: Le Processioni principali
Alfonso Chiaromonte ha scritto:Scusa, ma cosa vogliono significare il Vascelluzzo e La Vara?
Sulla Vara c'è di tutto a questo link :
http://www.varamessina.it/
La Processione delle Barette di Messina
Il Venerdi di Pasqua sfila ogni anno in centro la Processione delle Barette.
Le origini di questa processione si fanno risalire al periodo della dominazione degli Spagnoli in Sicilia, epoca in cui cominciarono le processioni religiose con gruppi statuari. Il termine “Barette” fa riferimento alle origini del corteo religioso, poiché venivano portate a spalla una immagine dell’Addolorata, un simulacro di bara con il Cristo morto, seguiti da altre piccole bare. Attualmente sono conservate nella Chiesa del Nuovo Oratorio della Pace, da dove ogni anno si avvia la Processione. L’organizzazione è affidata alla Confraternita del SS. Crocifisso.
Le Barette sono composte da undici gruppi statuari, rappresentanti la Via Crucis. "L’Ultima Cena" opera dei primi decenni di questo secolo, ha sostituito la precedente realizzata dal Mancuso che andò distrutta nel terremoto del 1908. La baretta, enorme ma non pesantissima, realizzata in cartapesta, si trova sotto il vincolo della Sovrintendenza dei beni culturali di Messina che nel 1998 ha provveduto al suo restauro. Le barette più grandi sono portate in spalla da trenta uomini.
“La Flagellazione” o comunemente chiamata dai messinesi “La colonna”, interamente in legno, è una delle più antiche.
Le origini di questa processione si fanno risalire al periodo della dominazione degli Spagnoli in Sicilia, epoca in cui cominciarono le processioni religiose con gruppi statuari. Il termine “Barette” fa riferimento alle origini del corteo religioso, poiché venivano portate a spalla una immagine dell’Addolorata, un simulacro di bara con il Cristo morto, seguiti da altre piccole bare. Attualmente sono conservate nella Chiesa del Nuovo Oratorio della Pace, da dove ogni anno si avvia la Processione. L’organizzazione è affidata alla Confraternita del SS. Crocifisso.
Le Barette sono composte da undici gruppi statuari, rappresentanti la Via Crucis. "L’Ultima Cena" opera dei primi decenni di questo secolo, ha sostituito la precedente realizzata dal Mancuso che andò distrutta nel terremoto del 1908. La baretta, enorme ma non pesantissima, realizzata in cartapesta, si trova sotto il vincolo della Sovrintendenza dei beni culturali di Messina che nel 1998 ha provveduto al suo restauro. Le barette più grandi sono portate in spalla da trenta uomini.
“La Flagellazione” o comunemente chiamata dai messinesi “La colonna”, interamente in legno, è una delle più antiche.
Re: Le Processioni principali
Le nostre tradizioni
La processione delle Fracchie è una cerimonia religiosa pubblica appartenente al genere del ciclo pasquale ed avente funzione penitenziale e propiziatoria. Essa si snoda lungo un percorso che attraversa le strade principali del paese in un lungo fiume di fuochi divampanti che precede la processione della Madonna Addolorata.
Le fracchie sono delle grandi torce di dimensione diverse, a forma di cono, al cui interno contengono rami, sterpi, schegge di legno e frasche, tenute insieme da grossi cerchi di ferro. La fracchia è poi intrisa di pece e altre sostanze combustibili e viene bruciata dalla parte anteriore, quella più larga. Il trasporto, dato che a volte esse raggiungono un peso considerevole, viene effettuato con rudimentali carretti su cui si appoggiano longitudinalmente i grossi coni da incendiare, con un contrappeso sulla parte posteriore e trainate da funi o catene. La parte posteriore è completata da un palo che reca alla sua sommità una immagine della Madonna Addolorata e tutta la fracchia è poi agghindata con bandierine colorate. E' caduta in disuso l'usanza di decorare i balconi delle case poste lungo il percorso della processione con lampioncini alla veneziana.
url=https://servimg.com/view/12008431/82][/url]
Secondo alcuni studiosi locali, le fracchie avrebbero assunto l'importanza e l'imponenza che hanno attualmente soltanto dopo la prima guerra mondiale. Più anticamente, invece, esse si sarebbero sviluppate nella prima metà del Settecento, periodo in cui viene fondata anche la confraternita della Chiesa dell'Addolorata. Secondo questa interpretazione, inizialmente le fracchie, di dimensioni molto più piccole e trasportate a mano a mo' di torce, avrebbero avuto la funzione soltanto di illuminare la strada alla processione della Madonna che partiva dalla sua Chiesa posta fuori dell'abitato.
E' dunque in questo secolo che si sviluppa fortemente la cerimonia delle fracchie: molto diffuso tra giovani e ragazzi è lo spirito di competizione che induce a mettere un grosso impegno per costruire le migliori fracchie possibili: non solo di forma perfettamente conica e spettacolarmente grandi, ma anche capaci di bruciare bene e a lungo.
Grande impulso alla celebrità della processione è stato dato dal Comune che distribuisce gratuitamente la legna occorrente e l'effetto di rimbalzo prodotto dai mass-media che ha valorizzato maggiormente agli occhi dei sammarchesi la cerimonia stessa, nonché la premiazione finale per la migliore fracchia realizzata.
La Puglia offre numerosi esempi di falò rituali in occasione di determinate feste, ma vi sono due esempi particolari che presentano molte analogie con le fracchie del Gargano. A Fara Filiorum Petri (Chieti), i falò di S. Antonio del 17 Gennaio hanno un nome simile, "Farchie", e sono costituiti anch'essi da lunghe fasce di canne riempiti di paglia,fascine ed erba secca; vengono poi portati in processione a braccia, o su carretti, dagli abitanti delle varie contrade, ciascuna con la propria farchia, fino al piazzale della chiesa dove sono poi bruciati. Ad Agnone, in Molise, i falò che invece vengono accesi la notte di Natale, sono chiamati 'ntuocce' (torce) e come per la processione delle fracchie, anche qui il corteo si scioglie con l'assegnazione di un premio per la migliore esecuzione.
Infine va ricordato che in occasione della festa di San Michele, in tutto il Gargano si accendono fanoie, falò, con l'usanza rituale di saltarvi sopra: ciò avviene soprattutto a Monte Sant'Angelo e a San Marco in Lamis in occasione delle feste di San Giuseppe e dell'Annunziata.
Per quanto riguarda l'etimologia del termine "fracchia", essa rimanda al latino "facula" (fiaccola), di cui la variante ricostruita "falcula", ha dato l'abruzzese "farchia", col significato di fiaccola di canne in riferimento all'uso rituale di intrecciare legna a mo' di falò che si brucia la notte di Natale. Non vi è alcun dubbio che da quest'area abruzzese provenga il sammarchese "fracchia".
La processione delle Fracchie è una cerimonia religiosa pubblica appartenente al genere del ciclo pasquale ed avente funzione penitenziale e propiziatoria. Essa si snoda lungo un percorso che attraversa le strade principali del paese in un lungo fiume di fuochi divampanti che precede la processione della Madonna Addolorata.
Le fracchie sono delle grandi torce di dimensione diverse, a forma di cono, al cui interno contengono rami, sterpi, schegge di legno e frasche, tenute insieme da grossi cerchi di ferro. La fracchia è poi intrisa di pece e altre sostanze combustibili e viene bruciata dalla parte anteriore, quella più larga. Il trasporto, dato che a volte esse raggiungono un peso considerevole, viene effettuato con rudimentali carretti su cui si appoggiano longitudinalmente i grossi coni da incendiare, con un contrappeso sulla parte posteriore e trainate da funi o catene. La parte posteriore è completata da un palo che reca alla sua sommità una immagine della Madonna Addolorata e tutta la fracchia è poi agghindata con bandierine colorate. E' caduta in disuso l'usanza di decorare i balconi delle case poste lungo il percorso della processione con lampioncini alla veneziana.
url=https://servimg.com/view/12008431/82][/url]
Secondo alcuni studiosi locali, le fracchie avrebbero assunto l'importanza e l'imponenza che hanno attualmente soltanto dopo la prima guerra mondiale. Più anticamente, invece, esse si sarebbero sviluppate nella prima metà del Settecento, periodo in cui viene fondata anche la confraternita della Chiesa dell'Addolorata. Secondo questa interpretazione, inizialmente le fracchie, di dimensioni molto più piccole e trasportate a mano a mo' di torce, avrebbero avuto la funzione soltanto di illuminare la strada alla processione della Madonna che partiva dalla sua Chiesa posta fuori dell'abitato.
E' dunque in questo secolo che si sviluppa fortemente la cerimonia delle fracchie: molto diffuso tra giovani e ragazzi è lo spirito di competizione che induce a mettere un grosso impegno per costruire le migliori fracchie possibili: non solo di forma perfettamente conica e spettacolarmente grandi, ma anche capaci di bruciare bene e a lungo.
Grande impulso alla celebrità della processione è stato dato dal Comune che distribuisce gratuitamente la legna occorrente e l'effetto di rimbalzo prodotto dai mass-media che ha valorizzato maggiormente agli occhi dei sammarchesi la cerimonia stessa, nonché la premiazione finale per la migliore fracchia realizzata.
La Puglia offre numerosi esempi di falò rituali in occasione di determinate feste, ma vi sono due esempi particolari che presentano molte analogie con le fracchie del Gargano. A Fara Filiorum Petri (Chieti), i falò di S. Antonio del 17 Gennaio hanno un nome simile, "Farchie", e sono costituiti anch'essi da lunghe fasce di canne riempiti di paglia,fascine ed erba secca; vengono poi portati in processione a braccia, o su carretti, dagli abitanti delle varie contrade, ciascuna con la propria farchia, fino al piazzale della chiesa dove sono poi bruciati. Ad Agnone, in Molise, i falò che invece vengono accesi la notte di Natale, sono chiamati 'ntuocce' (torce) e come per la processione delle fracchie, anche qui il corteo si scioglie con l'assegnazione di un premio per la migliore esecuzione.
Infine va ricordato che in occasione della festa di San Michele, in tutto il Gargano si accendono fanoie, falò, con l'usanza rituale di saltarvi sopra: ciò avviene soprattutto a Monte Sant'Angelo e a San Marco in Lamis in occasione delle feste di San Giuseppe e dell'Annunziata.
Per quanto riguarda l'etimologia del termine "fracchia", essa rimanda al latino "facula" (fiaccola), di cui la variante ricostruita "falcula", ha dato l'abruzzese "farchia", col significato di fiaccola di canne in riferimento all'uso rituale di intrecciare legna a mo' di falò che si brucia la notte di Natale. Non vi è alcun dubbio che da quest'area abruzzese provenga il sammarchese "fracchia".
Re: Le Processioni principali
San Marco in Lamis
Le fracchie sono delle grandi torce di dimensioni diverse. Costituite da un tronco d'albero opportunamente sfrangiato longitudinalmente per due riempito da altri rami, sterpi e schegge di legno. I tronchi sono tenuti insieme da due cerchioni di ferro. La fracchia cosi ottenuta è intrisa di pece ed altre sostanze infiammabili, viene trasportata con catene e corde su carretti a due ruote e nella parte posteriore viene appesantita con sacchi a mò di zavorra. La parte posteriore è completata da un palo recante alla sommità l'immagine dell'Addolorata. Esse vengono accese la sera del venerdì santo per illuminare il cammino alla Vergine.
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