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25 dicembre: Natale di Franco Flammini

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Messaggio  Flavia Vizzari Sab 5 Dic 2009 - 18:22

25 dicembre: Natale

Sul quotidiano palestinese di maggior diffusione nazionale, Al Aram, il 26.12. del 745 dalla fondazione di Roma apparve in fondo alla pagina di cronaca di Betlemme un trafiletto a firma, I Pastori del luogo: ‘Ieri notte (24.12. c.a.), alle 24 in punto, a seguito di un bagliore, apparso nel cielo stellato sopra di noi, e di un coro di Angeli, che cantavano ‘Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che Egli ama’, ci siamo mossi dagli stazzi, dove eravamo a guardia del nostro gregge, diretti verso una capanna da dove provenivano le grida di un neonato. Entrati, abbiamo visto Maria, Giuseppe ed un Bambino, avvolto in fasce, a cui hanno messo nome Gesù. Noi l’abbiamo chiamato Emanuele, che vuol dire Dio con noi, perché per noi quello era un viso che faceva trasparire un mistero luminoso ed era anche lo svelamento della misericordia del nostro Dio, che non abbandona i suoi figli. Da queste pagine vogliamo esprimere il nostro grazie per un incontro pieno di grazia. Formuliamo
i migliori auguri ai fortunati genitori e al piccolo, perché da lui attendiamo grandi cose.’Dopo questo annuncio, alcuni giornalisti della testata, mossi da curiosità, sono voluti andare dentro la notizia per approfondirla con un reportage. ‘Abbiamo intervistato alcune persone del paese, le quali hanno dichiarato di aver visto nei giorni precedenti al fatto un uomo piuttosto avanti negli anni, che mentre si appoggiava ad un bastone teneva nell’altra mano la capezza di un asinello, su cui era seduta una donna dal pancione grande, forse ormai prossima al parto. Hanno chiesto ospitalità, ma nessuna delle donne intervistate ha mostrato di essere disposta ad accoglierli. Alcuni degli abitanti del paese affermano di aver sentito abbaiare a lungo i cani, come per qualcosa di strano avvenuto nella notte. I pochi, che erano ancora svegli a quell’ora, giurano di aver visto come un lampo che ha rischiarato il cielo stellato, sgombro di ogni nube. Dopo queste sommarie interviste ci siamo mossi alla ricerca dei pastori, che hanno messo l’inserzione sul giornale. Una volta trovati, tutti ci hanno confermato, per filo e per segno, la versione originaria. Sono convintissimi di aver visto un fascio di luce solcare il cielo e di aver nitidamente sentito un coro di Angeli che cantava un inno di gioia.
Ma più che questo, sono restati stupiti dalla scena che si è presentata ai loro occhi, non appena raggiunta la capanna. Pur avendo assistito a centinaia di parti, anche tra gli animali, e a diverse nascite dalle loro donne, sono concordi nel dire che quel bambino lasciava trasparire qualcosa di speciale, una luminosità mai vista. Un vero Natale! Qualcosa di nuovo, di diverso si era
acceso in loro. Erano stati avvinti come da un gradevole mistero. Noi di questo prendiamo nota.
Sono stati i pastori a darci indicazioni dove recarci per incontrare quel piccolissimo nucleo familiare. Ci siamo mossi in fretta e a poche centinaia di metri abbiamo trovato quel rifugio d’emergenza per animali e cose. Siamo stati accolti affabilmente dalla giovane e graziosa mamma, che in quel momento stava
pudicamente dando il latte al piccolino. Tutto nella più grande semplicità ed anche umiltà: intorno abbiamo potuto notare solo povertà, una grande povertà di cose e di mezzi, ma non di amore. Non abbiamo notato alcunché di particolare o di straordinario. Ci è sembrato che anche le cose raccontate dai pastori si possano ascrivere alla sfera dei sentimenti, delle attese, dei sogni, ma non proprio ad una vera epifania del divino. Di certo, per il tempo che viviamo, sempre così elettrico e frenetico, abbiamo toccato con mano la serenità e dolcezza dei protagonisti e una bellezza ‘strana’, quasi seducente, del bambino.
Un’ultima cosa. C’è da riportare che da quella sera è comparsa in cielo una cometa luminosissima, che anche noi abbiamo potuto ammirare dopo il tramonto. Secondo alcuni è il segno predetto per la nascita del Salvatore in Israele, per altri è presagio di cattive novelle. Noi non facciamo che prenderne atto e lasciare ad ognuno l’interpretazione che meglio crede. E’ tutto da Betlemme.’Il giornale, a diffusione nazionale, aveva tuttavia alcuni abbonati anche fuori, particolarmente in Iraq, nella fascia della Mesopotamia; più che altro si trattava di studiosi e di gente istruita che frequentava le biblioteche.
Tra essi c’erano tre principi, i nobili Melchiorre, Gaspare e Baldassarre, che da anni leggevano e approfondivano i testi biblici. Erano a conoscenza delle attese del popolo ebraico di un Messia liberatore ed erano esperti nella comparazione con altri brani e scritti di altri popoli. Trovarono interessante l’articolo apparso sul giornale e misero a frutto le tante ricerche fino ad allora fatte. Si parlava di una Vergine che doveva dare alla luce un bambino, di una città, Betlemme, che non era la più piccola tra le città di Giuda, da dove doveva nascere un re, di una stella che sarebbe stata annuncio di quella nascita. Tutta una serie di indizi, che li convinsero a non restarsene fermi, ma a mettersi in movimento alla ricerca di una Verità, di una notizia scoop che avrebbe rivoluzionato il mondo. La loro carovana, carica di ogni ben di Dio, si mosse dall’Oriente verso la Palestina, dove regnava il truce Erode. Dopo tanta fatica, giunsero a Gerusalemme ed andarono a far visita al re, che li accolse e si mostrò anche benevolo. Furono confrontati i sacri testi e tutti gli esperti convennero che qualcosa di nuovo e di importante era accaduto sulla Terra. I politici e i governanti sono sempre e comunque malevoli, subdoli e diffidenti di ogni novità e nessuno è disposto a cedere la propria sedia a nuovi inquilini. Mostrano di essere interessati, di voler essere vicini, ma il loro cuore trama contro il semplice, il buono, l’innocente. ‘Informatevi bene dove sia nato, perché anche noi verremo ad adorarlo!’ Finzione, paura di perdere il potere, opposizione ad ogni cambiamento sono i motivi di sempre per far fuori chi osa spodestarli o semplicemente metterli in contestazione. Il potere economico si abbina a quello politico e tutti e due tramano contro chi la pensa diversamente da loro: gli altri non hanno diritto di esistere e di pensare. Fortunatamente la storia di Dio non coincide con quella dell’uomo: questo può frapporre ostacoli, può erigere barriere, fare violenza, ma a lungo andare Dio ha sempre la meglio sul progetto dei potenti. Dio ha scelto la strada degli ultimi, dei piccoli, dei poveri per confondere quella dei grandi.
La solidarietà tra Dio e i piccoli della terra è fuori discussione e insieme hanno stravolto il corso della storia. Basti pensare a Francesco, a Rita, a Padre Pio: piccoli uomini che diventano giganti.
I Magi trovarono la piccola famiglia di Giuseppe, Maria e il Bambino, offrirono i loro doni e ripartirono con una grande gioia, quella di aver visto la salvezza in mezzo all’umanità. Un messaggio che non si fermava nei limiti territoriali d’Israele, ma che abbracciava tutti i Popoli e le Nazioni. Il Dio che faceva visita e prendeva la sua dimora tra gli uomini non poteva essere circoscritto al solo popolo eletto, ma era oggetto di rapina di tutti gli uomini di buona volontà. Datus est pro nobis, dove il nobis è tutti, indistintamente. Il 25 dicembre è Natale su tutto il mondo e per tutti gli uomini, soprattutto per i deboli, i sofferenti, i senza tetto, i senza casa, i senza famiglia, i senza niente.

Franco Flammini
Flavia Vizzari
Flavia Vizzari
Spicialista
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http://blog.libero.it/Artevizzari/

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