LE QUARANTANE

Con il martedì grasso cessa ogni baldoria, finisce il tempo del chiasso.Tutto quello che è successo deve essere dimenticato e lo dimostrano le "quarantane". Sono dei pupazzi di cenci, il cui nome ricorda i quaranta giorni che distanziano il carnevale dalla Pasqua. Questi pupazzi, in numero di tredici, sono tenuti da un filo che li aggancia ad una funicella.
La fantasia di coloro che li confezionano si sbizzarrisce nel dare a ciascuno un vestito, sesso e simbolo diverso. Appare così il prete in sottana e tricorno, la suora e il frate con cappuccio e pazienza, il signorotto in tuba e bastone, il contadino con la zappa...
Tra tutti questi personaggi primeggia una vecchia pupazza vestita di cenci neri con in testa un fazzoletto annodato al collo. Rappresenta, nel suo abbigliamento e nei suoi colori, la magra e luttuosa Quaresima o la vedova del defunto Carnevale.
Solitamente penzola da un filo teso tra due balconi, nelle principali strade del paese. Al di sotto della gonna s'inserisce un'arancia nella quale s'infilzano sette vistose penne. Sei nere, per indicare le domeniche di penitenza, e una sola penna bianca.
Anche il nome di questa tradizionale pupazza fa chiaro riferimento ai quaranta giorni del periodo della Quaresima. Per ogni domenica di Quaresima, infatti, si strappa una penna nera, finché resta la penna bianca riservata alla domenica di Resurrezione.
Unione di elementi pagani e cristiani. La Quarantana rappresenta una specie di calendario per la gente del popolo che, a seconda delle penne ancora conficcate nell'arancia, può tenere il conto dei giorni che mancano alla Pasqua. E' così possibile seguire le funzioni religiose che si svolgono in Chiesa.
La pupazza, dopo essere stata spennata, con l'arancia nel frattempo marcita per la lunga esposizione alle intemperie, viene affidata ai ragazzi che la trascinano festosamente per le vie del paese e poi bruciata tra la gioia di tutti i presenti.


Quest'antica tradizione popolare sta ora scomparendo. Si cerca di appropriarsi di un passato non troppo lontano non solo per farlo rivivere nella memoria dei nostri padri, ma soprattutto per tornare a vivere le meravigliose strade principali del nostro paese come luogo privilegiato di rappresentazione della memoria storica.

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Avete festeggiato quest'anno le Quarantane?

Admin ha scritto:Avete festeggiato quest'anno le Quarantane?

Nel mio paese non più, ma in altri paesi vicini al mio continua ancora questo tipo di festeggiamento.


La sera in piazza si svolge il gioco della “SACCOTTA PIGNATA”, si appendono quattro o cinque pignate, un ragazzo con gli occhi bendati e con una mazza di legno, devea cercare di rompere le pignate le quali contengono caramelle e cioccolate.
Vi è un’ usanza particolare:”si tende un filo con appeso un fantoccio vestito di nero chiamato QUARANTANA”.
La Quarantana indica la fine del carnevale, ed inizia il periodo di Quaresima, cioè il periodo in cui non si mangia la carne.



Le Quarantane a fine giornata vengono bruciate, per le strade passa il carrofunebre con Carnevale morto e dietro le donne che fingono di piangere e gridano:” FRATE, OH! FRATE, PECCHE’ SI MUERTE, FRATE CA PUNTE E CIME DE RAPE”.

"ca punte e cime de rape"? E che vuole dire? ...

Flavia Vizzari ha scritto:"ca punte e cime de rape"? E che vuole dire? ...

E' una specie di verdura che si cucina con le orecchiette... " le cosiddette cime di rapa... che sono i fiori delle rape".

Le cime di rapa sono i racemi non ancora fioriti dell'ortaggio Brassica Campestris, varietà Cymosa di cui si mangiano le foglie più tenere e le infiorescenze. Sono da consumarsi previa cottura ed hanno un sapore molto caratteristico, leggermente amarognolo e piccantino.
La coltivazione avviene soprattutto al sud, in quanto la pianta predilige un clima caldo.

ah ah ah ... ma questa immagine non c'è mi pare al tuo ultimo libro... in cui parli delle quarantane se non erro ... devo rivederlo ...