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"San Placido martire" di Alfonso Chiaromonte
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Re: "San Placido martire" di Alfonso Chiaromonte
Grazie Flavia per l'inserimento.
Allego di seguito la presentazione di fra Matteo Pugliares
PRESENTAZIONE
Presentare un volume che parla di un santo è oggi più che mai impresa ardua, poiché occorre avere la capacità di parlare di santità, senza lasciarsi andare a facili regressioni a favore di una fede fatta di santini, di miracoli e devozioni che, spesso, mettono in ombra la vera essenza della santità: prendere il Vangelo sul serio!
I lettori mi perdoneranno, dunque, se parlerò poco di San Placido (il volume che avete tra le mani è già ricco da sé) e, invece, la mia semplice e fraterna riflessione si soffermerà sulla santità della quale i santi sono modello di vita evangelica.
Il Vangelo non è una teoria, una filosofia o un’altra via di pensiero da tirare fuori nelle discussioni accademiche. Il Vangelo è, essenzialmente, una persona: Gesù Cristo! Ogni riferimento alla vita cristiana, dunque anche quando parliamo dei santi, non può che richiamarsi a Gesù. Egli è maestro e modello di ogni santità: a lui perciò tutti devono richiamarsi, anche se la sua immensa santità è così ricca che non sarà mai esaurito lo sforzo d’imitazione. Resta così giustificata la presenza di diverse spiritualità nella Chiesa e di tutti i santi che veneriamo come modelli che ci indicano una delle possibili strade che portano al Padre. Cristo rimane la norma fondamentale e nella loro varietà, i santi, lo presentano in uno o più aspetti dei molteplici della ricchezza del Figlio di Dio.
Ecco il senso di questo libro che, giustamente, Chiaromonte, dedica ai giovani affinché attraverso un ritorno al culto di San Placido, possano essere i primi a riscoprire la vera fede, capace di tradursi in gesti concreti. E non a caso la venerazione si è naturalmente orientata verso il San Placido martire. Chi meglio dei martiri ci indica che per Dio, vale la pena anche di dare la vita?
Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato che tutti siamo chiamati alla santità. Non è certo una questione che riguarda frati, suore e preti. E bene ci ha fatto cogliere questa necessità di una santità quotidiana, il non dimenticato Giovanni Paolo II, attraverso la beatificazione e la canonizzazione di tanti laici che non erano né preti, né frati, né suore: mamme, padri, spose, giovani! La santità è un dono di Dio per tutti, a noi il compito di mantenerla. E non occorre fare miracoli per essere santi, non occorre essere additati a modello per tutti. La santità fa parte di un vissuto giornaliero, con scelte che fanno parte della vita concreta. I santi ci insegnano che hanno trovato nella loro fede anche il segreto per spostare le montagne e moltiplicare i pani e i pesci; ma il più delle volte, è con mezzi umani che si attrezzavano per soccorrere i bisogni umani; il più delle volte è la carità, l’Amore, che li ha spinti incontro ai fratelli. Ed è, appunto, l’Amore che può spingere noi tutti verso i bisogni dell’altro, verso la costruzione di un mondo più giusto e fraterno, verso un impegno a favore della pace, dell’equità, dell’unità tra i popoli. E solo con quest’atteggiamento di fondo, guidato dall’Amore, che saremo veramente devoti di San Placido, poiché devozione significa imitazione.
Non è importante, dunque, sapere con esattezza se Placido sia stato discepolo di Benedetto o il martire siciliano. È importante il messaggio che ci ha lasciato e che, attraverso questo libro, viene rinnovato: Dio è Amore!
Da questo Amore, Poggio Imperiale, così strettamente legata a San Placido, attinga grazia, pace e serenità, per divenire comunità cristiana che sprizzi santità da tutti i pori. E Placido, martire per lo stesso Amore, accompagni noi tutti in questo percorso, a volte tortuoso, che chiamiamo vita.
Matteo Pugliares
Allego di seguito la presentazione di fra Matteo Pugliares
PRESENTAZIONE
Presentare un volume che parla di un santo è oggi più che mai impresa ardua, poiché occorre avere la capacità di parlare di santità, senza lasciarsi andare a facili regressioni a favore di una fede fatta di santini, di miracoli e devozioni che, spesso, mettono in ombra la vera essenza della santità: prendere il Vangelo sul serio!
I lettori mi perdoneranno, dunque, se parlerò poco di San Placido (il volume che avete tra le mani è già ricco da sé) e, invece, la mia semplice e fraterna riflessione si soffermerà sulla santità della quale i santi sono modello di vita evangelica.
Il Vangelo non è una teoria, una filosofia o un’altra via di pensiero da tirare fuori nelle discussioni accademiche. Il Vangelo è, essenzialmente, una persona: Gesù Cristo! Ogni riferimento alla vita cristiana, dunque anche quando parliamo dei santi, non può che richiamarsi a Gesù. Egli è maestro e modello di ogni santità: a lui perciò tutti devono richiamarsi, anche se la sua immensa santità è così ricca che non sarà mai esaurito lo sforzo d’imitazione. Resta così giustificata la presenza di diverse spiritualità nella Chiesa e di tutti i santi che veneriamo come modelli che ci indicano una delle possibili strade che portano al Padre. Cristo rimane la norma fondamentale e nella loro varietà, i santi, lo presentano in uno o più aspetti dei molteplici della ricchezza del Figlio di Dio.
Ecco il senso di questo libro che, giustamente, Chiaromonte, dedica ai giovani affinché attraverso un ritorno al culto di San Placido, possano essere i primi a riscoprire la vera fede, capace di tradursi in gesti concreti. E non a caso la venerazione si è naturalmente orientata verso il San Placido martire. Chi meglio dei martiri ci indica che per Dio, vale la pena anche di dare la vita?
Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato che tutti siamo chiamati alla santità. Non è certo una questione che riguarda frati, suore e preti. E bene ci ha fatto cogliere questa necessità di una santità quotidiana, il non dimenticato Giovanni Paolo II, attraverso la beatificazione e la canonizzazione di tanti laici che non erano né preti, né frati, né suore: mamme, padri, spose, giovani! La santità è un dono di Dio per tutti, a noi il compito di mantenerla. E non occorre fare miracoli per essere santi, non occorre essere additati a modello per tutti. La santità fa parte di un vissuto giornaliero, con scelte che fanno parte della vita concreta. I santi ci insegnano che hanno trovato nella loro fede anche il segreto per spostare le montagne e moltiplicare i pani e i pesci; ma il più delle volte, è con mezzi umani che si attrezzavano per soccorrere i bisogni umani; il più delle volte è la carità, l’Amore, che li ha spinti incontro ai fratelli. Ed è, appunto, l’Amore che può spingere noi tutti verso i bisogni dell’altro, verso la costruzione di un mondo più giusto e fraterno, verso un impegno a favore della pace, dell’equità, dell’unità tra i popoli. E solo con quest’atteggiamento di fondo, guidato dall’Amore, che saremo veramente devoti di San Placido, poiché devozione significa imitazione.
Non è importante, dunque, sapere con esattezza se Placido sia stato discepolo di Benedetto o il martire siciliano. È importante il messaggio che ci ha lasciato e che, attraverso questo libro, viene rinnovato: Dio è Amore!
Da questo Amore, Poggio Imperiale, così strettamente legata a San Placido, attinga grazia, pace e serenità, per divenire comunità cristiana che sprizzi santità da tutti i pori. E Placido, martire per lo stesso Amore, accompagni noi tutti in questo percorso, a volte tortuoso, che chiamiamo vita.
Matteo Pugliares
Re: "San Placido martire" di Alfonso Chiaromonte
Penso sia gradita anche la mia prefazione:
PREFAZIONE
Perché si venera San Placido in questo piccolo paese della provincia di Foggia?
Sin da bambino ho appreso che la nostra chiesa matrice fu dedicata a San Placido, in omaggio al principe fondatore del paese, don Placido Imperiale, che portava appunto il nome del Santo.
Della vita di San Placido conoscevo l’essenziale. Con Mauro fu discepolo prediletto di San Benedetto, fu salvato da lui, per mano di Mauro, mentre stava annegando in un lago e che, con la sua vita edificante, ha tanto da insegnare.
È il 5 ottobre 2007. Come da tradizione, si celebra San Placido con Messa solenne, processione del simulacro del Santo, musica, luminarie, fuochi d’artificio… Anch’io seguo la processione insieme con tanti adulti, ma i giovani sono pochi. Penso che molti sono lontano per motivi di studio o di lavoro, ma mi chiedo: è solo per questo? Comincio a pormi delle domande: che cosa sanno i miei compaesani giovani del nostro santo Patrono? Lo conoscono abbastanza? Può Egli essere per loro, oggi, un modello da imitare?
Questi interrogativi mi hanno spinto ad approfondire le mie conoscenze sul Santo. Ho cercato di raccogliere tutte le notizie possibili, attingendo dai paesi dove, come nel nostro, il Santo è venerato e festeggiato. Ho preso contatti con persone autorevoli di quei luoghi e che ringrazio per la loro squisita disponibilità.
Esse mi hanno fornito, infatti, materiale prezioso che ha permesso di ampliare non solo le mie conoscenze culturali, ma di farmi conoscere, in modo più approfondito, la personalità robusta e forte di questo Santo. Mi ha permesso di avere la consapevolezza che Egli, il Santo, può dire ancora tante cose utili ai giovani di oggi e che può trasmettere a chi lo “incontra” la sua forza e la sua energia.
Ho sentito perciò il bisogno di cominciare a scrivere tutto quanto di nuovo ho conosciuto e appreso, di metterlo a disposizione dei miei concittadini e farlo diventare patrimonio comune.
È nato così questo lavoro che dedico ai giovani. Mi rivolgo, in particolare, ai giovani di Poggio Imperiale per lanciare loro un messaggio e presentare San Placido come l’amico più fidato, perché egli era un giovane e ha dato la vita, secondo le fonti che conosciamo, a soli 26 o 27 anni. Chi meglio di lui può parlare ai giovani? Egli prendeva la forza dalla sua gioventù, dalle virtù che ha acquisito alla scuola di San Benedetto, dall’essere umile, ubbidiente, rispettoso, ma soprattutto dall’amore di Gesù. Per questo amore ha dato la vita, per questo amore ha avuto il coraggio di affrontare la morte, per questo amore ha saputo prendersi le sue responsabilità e mai tirarsi indietro di fronte alle difficoltà.
Mi rivolgo ai giovani, perché essi, conoscendolo ed apprezzando le sue virtù, possano acquisire una devozione più consapevole e meno superficiale.
San Placido ancora oggi ha tantissimo da dire ed è opportuno che sulla sua figura si faccia uno studio più approfondito, per conoscere a fondo la sua spiritualità e il senso di essere testimone e discepolo di Cristo e di Benedetto, così come riferisce anche il parroco della Chiesa di S. Placido di Castel di Lucio (ME).
Nel testo riporterò come il Santo viene venerato in alcuni luoghi dove la devozione è molto sentita .
Parlerò del Santo, della sua vita, delle sue opere, ma soprattutto di come si è diffusa la sua devozione in Italia e nel mondo, lasciando ad altri il compito di indagare e dimostrare l’autenticità della storia di questo personaggio, monaco e martire. Presenterò San Placido come il Santo amato dai piccoli, dai grandi, dai poveri, dai laici e dagli ecclesiastici, perché la sua è una vita veramente da imitare.
Un noto studioso di Messina e di San Placido, mons. Pantaleone Minutoli , così scrive di Lui:
“È una vita edificante, popolare quella di S. Placido, che intendiamo diffondere a gloria del Santo e ad imitazione per i fedeli. Nella narrazione abbiamo messo da parte ogni disquisizione critica – per la quale si richiedono particolari doti e studio lungo – ed abbiamo preso quanto la nostra tradizione ci ha riferito, attraverso gli scritti dei nostri migliori storici”.
Anch’io mi limiterò a raccontare i momenti più salienti della sua vita, così come ci è stato tramandato, facendo ogni tanto qualche accenno alla storia che sta incuriosendo gli studiosi di questo secolo. Essi, infatti, parlano di San Placido non come di uno, ma di due personaggi, fusi da un monaco benedettino, Pietro Diacono, agiografo del XII secolo.
Pietro Diacono, bibliotecario e archivista del monastero di Montecassino, fu lo storico del XII secolo dei benedettini, e scrisse, tra le altre cose, la vita e il martirio di san Placido e compagni. Attribuì quella tradizione alla Chiesa greca, che avrebbe creato un testo greco del martire monastico Placido, la cui fonte immediata fu un suo compagno, Gordiano. Questi lo aveva accompagnato in Sicilia, e, durante l’assalto dei pirati al monastero, fuggito dalla persecuzione, fu raccolto, come racconta, da mercanti napoletani, che lo portarono a Costantinopoli. La base del suo racconto è costituita da Atti greci di martiri. In quel tempo non si poteva pretendere il rigore metodologico di uno storico del duemila ed è proprio per questo motivo che si sono creati, come vedremo nel testo, dei dubbi sull’autenticità dei suoi scritti agiografici.
Secondo la ricerca storica e le più attendibili ricostruzioni storiografiche, San Placido sarebbe non uno, ma due personaggi storici. Lo riferisce il prof. Angelo Sindoni, ordinario di storia moderna all’università di Messina : “È sicuramente attestato un Placido discepolo diretto di S. Benedetto forse a partire dal 522. Abbastanza presto, nella tradizione benedettina, questo Placido fu venerato tra i confessori (e non tra i martiri), assieme all’altro discepolo San Mauro, come hanno dimostrato anche gli studi del prof. Réginald Grégoire” .
Per dare, invece, più significato alla vita e al martirio di San Placido, gli studiosi parlano di un altro Placido, martirizzato nell’isola probabilmente durante la persecuzione di Diocleziano (303-313 d.C.) e venerato il 5 ottobre, che comparve nell’antico martirologio siciliano.
Con il passar degli anni, a partire dall’ambiente cassinese, e, secondo la ricostruzione fatta da Pietro Diacono, i due personaggi vennero unificati in uno solo. Fu da questa unificazione che oggi si venera San Placido M., monaco benedettino.
Al di là di ogni dissertazione storica, poco importa se San Placido è il famoso discepolo di San Benedetto o un Santo martire siciliano. Noi sicuramente, come i siciliani, tifiamo per San Placido martire, perché da sempre abbiamo venerato il Santo martire. Quello che conta è che abbiamo come Patrono un Santo che deve essere il nostro punto di riferimento, la nostra guida, il nostro sostegno e conforto.
Con questo modesto lavoro intendo dare un piccolo contributo ai miei concittadini per rilanciare il culto di San Placido e consolidarlo alla luce di una fede più matura.
Mi auguro che, nel nostro paese, San Placido occupi sempre il posto che gli spetta e che diventi per noi uno strumento nelle mani di Dio per attuare i suoi piani di bontà e di salvezza.
A. C.
PREFAZIONE
Perché si venera San Placido in questo piccolo paese della provincia di Foggia?
Sin da bambino ho appreso che la nostra chiesa matrice fu dedicata a San Placido, in omaggio al principe fondatore del paese, don Placido Imperiale, che portava appunto il nome del Santo.
Della vita di San Placido conoscevo l’essenziale. Con Mauro fu discepolo prediletto di San Benedetto, fu salvato da lui, per mano di Mauro, mentre stava annegando in un lago e che, con la sua vita edificante, ha tanto da insegnare.
È il 5 ottobre 2007. Come da tradizione, si celebra San Placido con Messa solenne, processione del simulacro del Santo, musica, luminarie, fuochi d’artificio… Anch’io seguo la processione insieme con tanti adulti, ma i giovani sono pochi. Penso che molti sono lontano per motivi di studio o di lavoro, ma mi chiedo: è solo per questo? Comincio a pormi delle domande: che cosa sanno i miei compaesani giovani del nostro santo Patrono? Lo conoscono abbastanza? Può Egli essere per loro, oggi, un modello da imitare?
Questi interrogativi mi hanno spinto ad approfondire le mie conoscenze sul Santo. Ho cercato di raccogliere tutte le notizie possibili, attingendo dai paesi dove, come nel nostro, il Santo è venerato e festeggiato. Ho preso contatti con persone autorevoli di quei luoghi e che ringrazio per la loro squisita disponibilità.
Esse mi hanno fornito, infatti, materiale prezioso che ha permesso di ampliare non solo le mie conoscenze culturali, ma di farmi conoscere, in modo più approfondito, la personalità robusta e forte di questo Santo. Mi ha permesso di avere la consapevolezza che Egli, il Santo, può dire ancora tante cose utili ai giovani di oggi e che può trasmettere a chi lo “incontra” la sua forza e la sua energia.
Ho sentito perciò il bisogno di cominciare a scrivere tutto quanto di nuovo ho conosciuto e appreso, di metterlo a disposizione dei miei concittadini e farlo diventare patrimonio comune.
È nato così questo lavoro che dedico ai giovani. Mi rivolgo, in particolare, ai giovani di Poggio Imperiale per lanciare loro un messaggio e presentare San Placido come l’amico più fidato, perché egli era un giovane e ha dato la vita, secondo le fonti che conosciamo, a soli 26 o 27 anni. Chi meglio di lui può parlare ai giovani? Egli prendeva la forza dalla sua gioventù, dalle virtù che ha acquisito alla scuola di San Benedetto, dall’essere umile, ubbidiente, rispettoso, ma soprattutto dall’amore di Gesù. Per questo amore ha dato la vita, per questo amore ha avuto il coraggio di affrontare la morte, per questo amore ha saputo prendersi le sue responsabilità e mai tirarsi indietro di fronte alle difficoltà.
Mi rivolgo ai giovani, perché essi, conoscendolo ed apprezzando le sue virtù, possano acquisire una devozione più consapevole e meno superficiale.
San Placido ancora oggi ha tantissimo da dire ed è opportuno che sulla sua figura si faccia uno studio più approfondito, per conoscere a fondo la sua spiritualità e il senso di essere testimone e discepolo di Cristo e di Benedetto, così come riferisce anche il parroco della Chiesa di S. Placido di Castel di Lucio (ME).
Nel testo riporterò come il Santo viene venerato in alcuni luoghi dove la devozione è molto sentita .
Parlerò del Santo, della sua vita, delle sue opere, ma soprattutto di come si è diffusa la sua devozione in Italia e nel mondo, lasciando ad altri il compito di indagare e dimostrare l’autenticità della storia di questo personaggio, monaco e martire. Presenterò San Placido come il Santo amato dai piccoli, dai grandi, dai poveri, dai laici e dagli ecclesiastici, perché la sua è una vita veramente da imitare.
Un noto studioso di Messina e di San Placido, mons. Pantaleone Minutoli , così scrive di Lui:
“È una vita edificante, popolare quella di S. Placido, che intendiamo diffondere a gloria del Santo e ad imitazione per i fedeli. Nella narrazione abbiamo messo da parte ogni disquisizione critica – per la quale si richiedono particolari doti e studio lungo – ed abbiamo preso quanto la nostra tradizione ci ha riferito, attraverso gli scritti dei nostri migliori storici”.
Anch’io mi limiterò a raccontare i momenti più salienti della sua vita, così come ci è stato tramandato, facendo ogni tanto qualche accenno alla storia che sta incuriosendo gli studiosi di questo secolo. Essi, infatti, parlano di San Placido non come di uno, ma di due personaggi, fusi da un monaco benedettino, Pietro Diacono, agiografo del XII secolo.
Pietro Diacono, bibliotecario e archivista del monastero di Montecassino, fu lo storico del XII secolo dei benedettini, e scrisse, tra le altre cose, la vita e il martirio di san Placido e compagni. Attribuì quella tradizione alla Chiesa greca, che avrebbe creato un testo greco del martire monastico Placido, la cui fonte immediata fu un suo compagno, Gordiano. Questi lo aveva accompagnato in Sicilia, e, durante l’assalto dei pirati al monastero, fuggito dalla persecuzione, fu raccolto, come racconta, da mercanti napoletani, che lo portarono a Costantinopoli. La base del suo racconto è costituita da Atti greci di martiri. In quel tempo non si poteva pretendere il rigore metodologico di uno storico del duemila ed è proprio per questo motivo che si sono creati, come vedremo nel testo, dei dubbi sull’autenticità dei suoi scritti agiografici.
Secondo la ricerca storica e le più attendibili ricostruzioni storiografiche, San Placido sarebbe non uno, ma due personaggi storici. Lo riferisce il prof. Angelo Sindoni, ordinario di storia moderna all’università di Messina : “È sicuramente attestato un Placido discepolo diretto di S. Benedetto forse a partire dal 522. Abbastanza presto, nella tradizione benedettina, questo Placido fu venerato tra i confessori (e non tra i martiri), assieme all’altro discepolo San Mauro, come hanno dimostrato anche gli studi del prof. Réginald Grégoire” .
Per dare, invece, più significato alla vita e al martirio di San Placido, gli studiosi parlano di un altro Placido, martirizzato nell’isola probabilmente durante la persecuzione di Diocleziano (303-313 d.C.) e venerato il 5 ottobre, che comparve nell’antico martirologio siciliano.
Con il passar degli anni, a partire dall’ambiente cassinese, e, secondo la ricostruzione fatta da Pietro Diacono, i due personaggi vennero unificati in uno solo. Fu da questa unificazione che oggi si venera San Placido M., monaco benedettino.
Al di là di ogni dissertazione storica, poco importa se San Placido è il famoso discepolo di San Benedetto o un Santo martire siciliano. Noi sicuramente, come i siciliani, tifiamo per San Placido martire, perché da sempre abbiamo venerato il Santo martire. Quello che conta è che abbiamo come Patrono un Santo che deve essere il nostro punto di riferimento, la nostra guida, il nostro sostegno e conforto.
Con questo modesto lavoro intendo dare un piccolo contributo ai miei concittadini per rilanciare il culto di San Placido e consolidarlo alla luce di una fede più matura.
Mi auguro che, nel nostro paese, San Placido occupi sempre il posto che gli spetta e che diventi per noi uno strumento nelle mani di Dio per attuare i suoi piani di bontà e di salvezza.
A. C.
Re: "San Placido martire" di Alfonso Chiaromonte
Non sapevo di questo sdoppiamento di Placido... cmq in riferimento al commento di Pugliares il quale asserisce che poco importa di dove fosse San Placido, credo che questo sia solo esatto dal punto di vista di una trasmissione positiva per mezzo della lettura da parte del fruitore, ma se vogliamo che il testo sia anche un completamento di ricerca storica e di approfondimento, allora credo che debba interessare sicuramente anche tutto il resto.
Re: "San Placido martire" di Alfonso Chiaromonte
Flavia Vizzari ha scritto:Non sapevo di questo sdoppiamento di Placido... cmq in riferimento al commento di Pugliares il quale asserisce che poco importa di dove fosse San Placido, credo che questo sia solo esatto dal punto di vista di una trasmissione positiva per mezzo della lettura da parte del fruitore, ma se vogliamo che il testo sia anche un completamento di ricerca storica e di approfondimento, allora credo che debba interessare sicuramente anche tutto il resto.
Avrai modo di verificarlo tu stessa quando riceverai il testo.....
Re: "San Placido martire" di Alfonso Chiaromonte
Lo sto leggendo, ma io ricordavo che Santa Flavia era stata appesa dal collo a testa in giù... purtroppo i miei opuscoli li ho a casa, qui al mare ho solo alcuni libri scelti (tra i quali appunto il tuo San Placido martire)...
noto a prima vista che non hai tralasciato nulla...dalla storia del Santo, ai luoghi dove è patrono, ai dipinti, agli inni in suo onore ecc ecc......
noto a prima vista che non hai tralasciato nulla...dalla storia del Santo, ai luoghi dove è patrono, ai dipinti, agli inni in suo onore ecc ecc......
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