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La serpe nera di Graziano Delorda
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La serpe nera di Graziano Delorda
Graziano Delorda
LA SERPE NERA
(racconti)
«A volte mi capita di vagare per una terza via, tra il kinghiano "Cosa sarebbe successo se..." e l'inciso sempre valido "Scrivi di ciò che sai!"». Graziano Delorda così ha recentemente commentato il suo approccio alla scrittura, citando due mostri sacri della narrativa e in particolare proprio del racconto breve, Stephen King ed Ernest Hemingway. Nella Serpe nera l'autore del romanzo Pace (Pungitopo, 2010) torna al passo narrativo del racconto a lui particolarmente congeniale, rielaborandolo anche con l'utilizzo di forme meno canoniche, dagli stralunati 'appunti' giornalistici fino a servirsi di poche, cruente righe, difficili da definire.
Le storie qui per la prima volta raccolte in un unico volume, scritte tra il 1998 e il 2010, ci mettono di fronte a vicende spesso grottesche, estrose quanto ironiche, da quelle più serie e sconvolgenti a scene di vita comune stravolte da eventi inimmaginabili, apparentemente normali, che all'improvviso deviano lontanissimi dalla realtà quotidiana, tornando ad essa da strade non tracciate.
Graziano Delorda riesce a sorprendere le aspettative del lettore, giocando con una visione spesso cinica e surreale di certi automatismi, arricchendo di nero umorismo e mistero quelle situazioni che potevano apparire più scontate o banali, forse prevedibili, se non fosse intervenuta la penna dell'autore a modificarne l'esistenza.
Graziano Delorda nasce nel novembre del 1972 a Messina. Alla fine degli anni '90 pubblica racconti su riviste, webzine, antologie e quotidiani nazionali. Nella primavera del 2010 la Pungitopo editrice dà alle stampe il suo primo romanzo dal titolo Pace, omonimo villaggio di pescatori del messinese, nel quale sono ambientate le divertenti avventure del giovane protagonista.
Booktrailer: https://www.youtube.com/watch?v=lFzKR4lq7Pk
formato 15 x 21 - pp. 120, € 10,00
Re: La serpe nera di Graziano Delorda
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Commenti
Graziano Delorda: Messina come metafora. Da tenere a bada
27 Luglio 2011 di fieradautore.it
Ne La serpe nera si distoglie spesso l’azione narrativa da Messina, in Pace Messina è la protagonista.
È vero, in Pace l’ambientazione è risultata essere forte quanto la storia stessa, forse senza volerlo appieno, ma quando scrivi può succedere. Avevo bisogno di uno specifico contesto geografico/temporale (un villaggio di pescatori siciliani - gli anni ’80 – l’età della fanciullezza)… perché cercarlo altrove se non nella mia Messina? In verità, scrivendo e riscrivendo Pace, ho iniziato a gustare il piacere di far muovere non solo i personaggi ma anche il luogo stesso, di giocare con il luogo come con le persone. Ne La Serpe nera, che raccoglie invece una serie di racconti scritti nel corso degli ultimi dieci anni e rivisti per l’occasione, Messina si ritrova più in alcuni personaggi che come mero contesto geografico, ma c’è! L’importante è che la sua presenza sia sempre funzionale al racconto e soprattutto sia utile. Se dovessi avere il minimo dubbio di una sua certa invadenza sulla pagina non ci penserei un attimo - come già fatto - a spostare l’azione e l’ispirazione su altri contesti. La città dello Stretto, in un modo o nell’altro, riesce sempre ad insinuarsi nelle pagine di ciò che scrivo, forse perché Messina è già una metafora in sè, così come lo è ogni città, paese, luogo per colui che scrive narrativa, anche se ambienta le proprie storie sull’inospitale Pianeta Rosso nel 2199 d.c. Insomma per una volta Messina non è un problema, non almeno per la mia scrittura: basta tenerla a bada.
Stai scrivendo altro in questo periodo?
No. Nella primavera del 2010 ho terminato un romanzo di circa 100.000 parole (per intenderci quasi il doppio di Pace). Dopo più di un anno di dovuta decantazione e due libri editi per la Pungitopo, adesso vorrei tornarci su per svilupparne ancora qualche parte o personaggio, staremo a vedere.
Come immagini l’incontro con Loteta in Fiera?
Ti svelo un retroscena: ho avuto subito l’idea che sarebbe stata interessante una chiacchierata a più voci, pensando proprio a Giuseppe Loteta. Avevo da poco letto e gradito il suo ultimo libro, Romanzo Messinese, ma per un motivo o l’altro non ero (e non sono) mai riuscito ad assistere ad una sua presentazione. Insomma, stavolta dovrei farcela. Loteta non lo conosco affatto, ma da quel che ho letto è certamente una persona che ha vissuto più o meno direttamente esperienze forti. Mi sono piaciuti molto i suoi racconti sempre misurati nonostante gli argomenti trattati (la guerra, il ventennio fascista, la Messina che non c’è più e non solo), adesso sto leggendo il suo romanzo Messina 1908 e credo che sarò non poco imbarazzato dal “confronto” dell’11 agosto.
Cosa vorresti fare da grande?
Bene, aspettavo questa domanda, mi permette così di precisare di avere ancora 38 anni e non 40 come apparso su Fieradautore.it! Scherzi a parte, qui la risposta è facile: vorrei poter “campare” con e del mio scrivere.
I tuoi lettori cosa ti chiedono, cosa si aspettano dai tuoi libri?
Dai primi commenti di chi ha letto sia Pace che La Serpe credo che i lettori non sappiano cosa aspettarsi da un mio terzo libro. Qualcuno inizia a cogliere degli aspetti caratteristici del mio scrivere che sinceramente non pensavo potessero essere percepiti in modo così distintivo, sarei un “descrittivista” secondo i più… uno sboccato descrittivista per qualcuno, io ascolto i pareri di tutti e vado avanti. Sono dell’avviso che alla fine sia importante innanzitutto creare un proprio stile, in modo tale da portare il famoso Fedele Lettore ad esclamare: “Diavolo, vediamo un po’ cosa ci racconta stavolta Delorda”. Significherebbe avere già incassato l’interesse del pubblico sul “come” la racconterò, che non è poco. In ogni modo, stile o non stile, difficilmente la prossima “cosa” sarà un giallo o un noir, anche se stavolta muoiono in molti!
Credi nell’eclettismo delle arti, ovvero: potresti esprimerti con altri mezzi oltre - o al posto de - la parola?
La scrittura è stata per me una sorta di ultimo, scomodo rifugio. Dall’alto dei miei 40, ehmmm 38 anni, posso ricordare di essermi “espresso” tramite la musica, trattenendo a stento una risata sardonica dico anche la pittura, la fotografia, arti grafiche non bene definite, “patruni e sutta” ed altri mezzi altamente espressivi… Mi piacerebbe moltissimo saper disegnare e credo che molte delle mie storie risentano di questa mia disillusa aspirazione. Se hai qualcosa da dire un modo per farlo lo trovi sempre, a volte vale anche il contrario, basta conoscere le proprie corde (sembra facile!), quali funzionano meglio e quali è meglio mettere da parte lasciando ad altri il palcoscenico, magari condividendone le quinte senza prendersi troppo sul serio (vedi ad esempio l’esperienza del booktrailer de La Serpe, 100% made in Messina da artisti messinesi doc).
In conclusione?
Cercasi disegnatore provetto per realizzare assieme la suddetta mia disillusa aspirazione…
Testi di Iria Cogliani (iTAM Comunicazione)
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Graziano Delorda: Messina come metafora. Da tenere a bada
27 Luglio 2011 di fieradautore.it
Ne La serpe nera si distoglie spesso l’azione narrativa da Messina, in Pace Messina è la protagonista.
È vero, in Pace l’ambientazione è risultata essere forte quanto la storia stessa, forse senza volerlo appieno, ma quando scrivi può succedere. Avevo bisogno di uno specifico contesto geografico/temporale (un villaggio di pescatori siciliani - gli anni ’80 – l’età della fanciullezza)… perché cercarlo altrove se non nella mia Messina? In verità, scrivendo e riscrivendo Pace, ho iniziato a gustare il piacere di far muovere non solo i personaggi ma anche il luogo stesso, di giocare con il luogo come con le persone. Ne La Serpe nera, che raccoglie invece una serie di racconti scritti nel corso degli ultimi dieci anni e rivisti per l’occasione, Messina si ritrova più in alcuni personaggi che come mero contesto geografico, ma c’è! L’importante è che la sua presenza sia sempre funzionale al racconto e soprattutto sia utile. Se dovessi avere il minimo dubbio di una sua certa invadenza sulla pagina non ci penserei un attimo - come già fatto - a spostare l’azione e l’ispirazione su altri contesti. La città dello Stretto, in un modo o nell’altro, riesce sempre ad insinuarsi nelle pagine di ciò che scrivo, forse perché Messina è già una metafora in sè, così come lo è ogni città, paese, luogo per colui che scrive narrativa, anche se ambienta le proprie storie sull’inospitale Pianeta Rosso nel 2199 d.c. Insomma per una volta Messina non è un problema, non almeno per la mia scrittura: basta tenerla a bada.
Stai scrivendo altro in questo periodo?
No. Nella primavera del 2010 ho terminato un romanzo di circa 100.000 parole (per intenderci quasi il doppio di Pace). Dopo più di un anno di dovuta decantazione e due libri editi per la Pungitopo, adesso vorrei tornarci su per svilupparne ancora qualche parte o personaggio, staremo a vedere.
Come immagini l’incontro con Loteta in Fiera?
Ti svelo un retroscena: ho avuto subito l’idea che sarebbe stata interessante una chiacchierata a più voci, pensando proprio a Giuseppe Loteta. Avevo da poco letto e gradito il suo ultimo libro, Romanzo Messinese, ma per un motivo o l’altro non ero (e non sono) mai riuscito ad assistere ad una sua presentazione. Insomma, stavolta dovrei farcela. Loteta non lo conosco affatto, ma da quel che ho letto è certamente una persona che ha vissuto più o meno direttamente esperienze forti. Mi sono piaciuti molto i suoi racconti sempre misurati nonostante gli argomenti trattati (la guerra, il ventennio fascista, la Messina che non c’è più e non solo), adesso sto leggendo il suo romanzo Messina 1908 e credo che sarò non poco imbarazzato dal “confronto” dell’11 agosto.
Cosa vorresti fare da grande?
Bene, aspettavo questa domanda, mi permette così di precisare di avere ancora 38 anni e non 40 come apparso su Fieradautore.it! Scherzi a parte, qui la risposta è facile: vorrei poter “campare” con e del mio scrivere.
I tuoi lettori cosa ti chiedono, cosa si aspettano dai tuoi libri?
Dai primi commenti di chi ha letto sia Pace che La Serpe credo che i lettori non sappiano cosa aspettarsi da un mio terzo libro. Qualcuno inizia a cogliere degli aspetti caratteristici del mio scrivere che sinceramente non pensavo potessero essere percepiti in modo così distintivo, sarei un “descrittivista” secondo i più… uno sboccato descrittivista per qualcuno, io ascolto i pareri di tutti e vado avanti. Sono dell’avviso che alla fine sia importante innanzitutto creare un proprio stile, in modo tale da portare il famoso Fedele Lettore ad esclamare: “Diavolo, vediamo un po’ cosa ci racconta stavolta Delorda”. Significherebbe avere già incassato l’interesse del pubblico sul “come” la racconterò, che non è poco. In ogni modo, stile o non stile, difficilmente la prossima “cosa” sarà un giallo o un noir, anche se stavolta muoiono in molti!
Credi nell’eclettismo delle arti, ovvero: potresti esprimerti con altri mezzi oltre - o al posto de - la parola?
La scrittura è stata per me una sorta di ultimo, scomodo rifugio. Dall’alto dei miei 40, ehmmm 38 anni, posso ricordare di essermi “espresso” tramite la musica, trattenendo a stento una risata sardonica dico anche la pittura, la fotografia, arti grafiche non bene definite, “patruni e sutta” ed altri mezzi altamente espressivi… Mi piacerebbe moltissimo saper disegnare e credo che molte delle mie storie risentano di questa mia disillusa aspirazione. Se hai qualcosa da dire un modo per farlo lo trovi sempre, a volte vale anche il contrario, basta conoscere le proprie corde (sembra facile!), quali funzionano meglio e quali è meglio mettere da parte lasciando ad altri il palcoscenico, magari condividendone le quinte senza prendersi troppo sul serio (vedi ad esempio l’esperienza del booktrailer de La Serpe, 100% made in Messina da artisti messinesi doc).
In conclusione?
Cercasi disegnatore provetto per realizzare assieme la suddetta mia disillusa aspirazione…
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