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Messaggio  giò Mar 31 Mar 2009 - 23:49

L’esigenza di verità non sia mai tentativo di mettere in discussione l’unità del paese.
E’ però necessario, per meglio comprendere il presente, conoscere quel passato che lo ha generato.
Affinchè quella unità possa pienamente e coscientemente arricchirsi anche della consapevolezza dei propri errori.
MALEDETTI SAVOIA?
Risorgimento.
Gloriose pagine di splendide figure patriottiche o sporca guerra di conquista?
Certamente un revisionismo dei vinti non avrebbe motivo di esistere, se non considerando falsate le annessioni plebiscitarie ufficiali con le quali questi ultimi si consegnarono ai vincitori.
Mentre la possibilità di accesso a carteggi, inaccessibili per decenni, lascia intravedere abbastanza chiaramente la preesistente volontà di occupare il ricco sud con la sola legittimazione della forza.
Volontà, questa, di un piccolo e retrogrado stato, indebitato da una miriade di guerre regolarmente perdute, e messa in atto da personaggi “padri della patria”, quali Vittorio Emanuele, Cavour, Mazzini e Garibaldi, ognuno dei quali aveva in pessima considerazione gli altri.
E se risponde certamente a verità che il Borbone, come peraltro tutti i regni del tempo, non fu per nulla liberale e tenero con i propri sudditi, risulta altrettanto evidente quanto quella illiberalità ebbe modo di dare il meglio di sè, quando si espresse in savoiardo.
Perchè la piemontesizzazione a cui fu costretto il sud, imponendo legislazioni e moneta proprie ed abolendo usi e costumi delle regioni annesse, unificando l’enorme debito di stato a quello praticamente inesistente delle Due Sicilie, innalzando a dismisura il prelievo fiscale (cosicchè il sud pagò di tasca propria la propria liberazione), predando e trasferendo al nord ogni potenzialità che risultò determinante per la nascita di quel polo industriale (le navi dei Florio, trasferite a Genova, costituirono il nucleo principale della Navigazione Generale Italiana, mentre le realtà dello stabilimento di Pietrarsa servirono a far decollare l’Ansaldo), predando il Banco di Sicilia ed il Banco di Napoli delle molto consistenti riserve, confiscando le terre ed i tesori della chiesa ed usando le rendite derivanti dalla loro vendita ad esclusivo vantaggio del nord, praticamente usando delle Due Sicilie allo stesso modo in cui l’usurpatore austriaco aveva usato dell’Italia, creò in pochissimi anni quell’assunto del “briganti o migranti” mai esistito in precedenza.
Assunto, questo, mostratosi triste preludio alla esplosione della questione meridionale che, tuttora irrisolta, continua a deflagrare tra le sventurate avversità del sud.
Certo è, peraltro, che se il nostro essere di parte, la parte dei vinti, possa non concedere immediata ed incondizionata credibilità ad una tale ed interessata percezione, anche l’assegnare la patente di neutralità agli storici dei vincitori, che hanno fatto del risorgimento un romanzetto strappalacrime intriso di inenarrabili eroismi e di disinteressati sacrifici, presenti analoghe difficoltà.
Storici che hanno avuto il compiacente servilismo di tacere sulle stragi e sulle deportazioni e che per oltre un secolo hanno nascosto, sotto l’infamante tappetino del brigantaggio, persino il sangue innocente.
Ma troppo evidenti sono oramai gli indizi che conducono ad una seria revisione di quella romanzata epopea risorgimentale.
E troppo numerosi, i testi che da tempo si dissociano dall’immobilismo sacrale dell’ufficialità.
E se quei testi e quegli indizi mostrano già una devastante e devastata realtà, è certo che ancor più devastante sarebbe il liquidarli semplicemente come stupidi sentimenti di rivalsa.
Emblematico, e recentemente venuto alla luce, il carteggio di una lunga e sconcertante trattativa del governo piemontese che chiede a più soggetti di poter disporre di un’isola sulla quale confinare i prigionieri duesiciliani.
Tentativo, questo, che si protrasse almeno fino al 1872 (dodici anni dopo l’annessione), e che apre un ulteriore squarcio sul periodo di terrore e su stragi e deportazioni perpetrate contro intere città.
Ponendo l’inquietante interrogativo di quanto numerosi ancora fossero i detenuti nei lager sabaudi (terribile e temutissimo, quello di Fenestrelle).
“Briganti” braccati solo perchè fedeli ad un giuramento, o indipendentisti o, semplicemente, picciotti renitenti ad una coscrizione estranea al loro costume, che privava le famiglie delle migliori braccia e le condannava a miseria e disperazione.
“Briganti”, talmente numerosi nonostante le continue eliminazioni in calce viva causate da stenti, privazioni, torture e fucilazioni, da rendere necessario il reperimento di un confino che potesse contenerli e totalmente isolarli.
“Briganti”, a cui li relega il ruolo di vinti, in quella storia scritta dai vincitori che non si preoccupa nemmeno di dover giustificare le gesta “eroiche” di quei mille, che lo stesso Garibaldi, in parlamento a Torino il 5 dicembre 1861, definisce:
«tutti generalmente di origine pessima e per lo più ladra; e tranne poche eccezioni con radici genealogiche nel letamaio della violenza e del delitto».
Emblematico e paradossale, anche in questa desolante evidenza, come la “gloriosa epopea risorgimentale” abbia la criminale spudoratezza di far proseliti “nel letamaio della violenza e del delitto”, e che alla fine, sdegnosamente, non esiti a smentirlo.
Ecco quindi che la miriade di atti in possesso dei vari ministeri, gli archivi dei Savoia, se ancora esistenti, quelli dei Borbone e di mezza Italia e le tante memorie autobiografiche permetterebbero certamente di fare maggiore chiarezza su uno dei periodi più tristi della storia del sud e di far luce sulle accuse di piraterìa e schiavismo rivolte al Garibaldi.
Quel Garibaldi difensore e paladino del popolo, ma accusato di stragi e proprietario di gran parte di Caprera e beneficiario, per il figlio Menotti, di ingenti somme mai restituite al Banco di Napoli.
Chiarezza sulle accuse di pavidità al Mazzini, traditore della causa repubblicana.
Sulla inettitudine ed ingordigia dell’intera casa Savoia.
Sulla spregiudicatezza criminale di Cavour e di Crispi e sul ruolo determinante della massoneria internazionale.
Come pure, sulla incredibile credulità di tanti patrioti.
Uno per tutti il Pisacane, partito come Garibaldi per una spedizione impossibile perchè convinto ad arte che il sud si fosse già sollevato, ma che, molto ingloriosamente, venne massacrato dagli stessi contadini che voleva liberare.
Ben venga, dunque, qualsiasi contributo che serva a ristabilire un briciolo di verità storica, a ridare una postuma dignità a quanti briganti non furono, semmai non lo furono, ed a quanti, in fede, combatterono e resistettero senza l’aiuto di una quinta armata che li conducesse alla vittoria e garantisse loro la qualifica di partigiani.
Se appare ormai certo che i savoia organizzarono annessioni plebiscitarie universalmente riconosciute di nessun valore, è peraltro altrettanto certo che il sud non userà lo stesso iniquo metodo, regale solo nella empia efferatezza.
Ma se ciò, come da più parti traspare, dovesse continuare a rivelarsi, in tutta la sua mostruosità, come un immenso genocidio di massa dei duesiciliani indiani d’Italia, sarà doveroso e comprensibile, allora, che dalle nostre valli torni a levarsi il grido, solo, unico ed indivisibile:
il grido di MALEDETTISAVOIA!
Un siciliano
(Giovanni Piazza)
Una via dedicata ai bersaglieri, a Genova, città che reagì al progetto con la nascita di un movimento popolare spontaneo, ricordando come le truppe sabaude del La Marmora, ed in special modo i bersaglieri, per reprimere la rivolta antisavoia del 1849, cannoneggiassero prima e saccheggiassero poi, perché "non merita riguardo una città di ribelli".
Vittorio Emanuele ringraziò il generale con una lettera, in francese, in cui definisce gli insorti genovesi "una vile e infetta razza di canaglie".

Appunti e contrappunti
I
Comu a Genova, "Via dei Bersaglieri",
dopu ca la sfascianu già ddi stissi.
Ciàvi centanni ecchiù ma parsi aieri
ca ddu gran sorti di gran re ci dissi:
"Fofò, soggioga a sacco e rappresaglie
la vile e infetta razza di canaglie."
II
Ed il prode La Marmora chi fici?
Prima si li va pigghia a cannunati
poi li fa catafùttiri a pirnici
de bersaglieri e l'autri so' surdati.
Ora però, pi sbergiu e fantasìa
ci vonu dari tìtulu a la via.
III
Pirchì, nga comu ni finì, cca ssutta?
Piazze e vie Garibbaldi a tinchitè.
Si, l'eroe dei due mondi, a dirla tutta
ci fussi di sfunnari l'arritrè
facennu sulu appuntu e contrappuntu.
Comu chi ddici! Comu chi ti cuntu!
IV
Cumpà, quello era un latro di cavaddi
che faceva il pirata bucaniero,
di pilu lungarinu a supraspaddi
pirchì n'oricchia ci mancava vero,
no pi mancanza, ma tagghiata e vvìa
pirchì campava di piratarìa.
V
E a la ranni casata savuiarda
sempri in bulletta e dèbbiti 'nsubbissu
astura s'alliccàssiru la sarda,
pirchì campannu cu ddu chiovu fissu
di sempiterna guerra di cunquista
ci sirviva qualcunu ntrallazzista
VI
pi inchìrisi li cassi strafunnati
e allura cu l'aiutu di li ngrisi,
di du navi e di milli sgangarati,
senza pruvocazioni e senza offisi
e senza mancu dichiarari guerra
pigghiò l'assaltu di sta nostra terra.
VII
E arriparati arrera a li Britanni,
ca sempri lingua ngrisi è Ddiu di guai,
sbarcaru senza botta e senza danni
accuminciannu l'òpira chi sai
e stabilennu sèmplici e pricisi
ca l'Italia la fìciru li ngrisi.
VIII
E milli e milli piastri ci custò
e s'accattò ddi stupiti ufficiali
burbuni e tradituri ca di so'
ci pèrsiru la facci tali e quali
ca ognunu si stuiavanu li mussa
non cuntrastannu la camisa russa,
IX
mentri ddu sicilianu sinciruni,
ca ci parsi d'aiutu spassiunatu,
assicutannu fora a lu Burbuni
prestu scarì la virità di statu
ca ammenzu a stragi di carnificina
iva avanzannu a la garibaldina.
X
E Ciccu prutistò, cu ddu cugginu
piemontisavoiardu, ma Camiddu
risposi a tuono e di pinzeru finu
dichiarànnusi fora e liddu liddu
dissi ca cu la garibbalda truppa
nun ci spartiva chiummu emmancu stuppa.
XI
Ma intantu già l'armata piemuntina
pigghiava postu, mentri a menzu via
iva canciannu l'aria già cchiù fina
e lu culuri di la tirannìa,
scura e nniura di cori e chianu chianu
già russa di lu sangu sicilianu.
XII
A Garibbaldi poi si lu iucanu
ca essennu persunaggiu incontrollàbbili
sùbbitu ci svutò ripubblicanu
mentri pi governari in pianta stàbbili
al savoiardo pòrsiru vantaggi
cullabborazionisti e licchinaggi.
XIII
Pirchì stu generali in virità
nun ci assa mai pinzatu a la cunquista
e l'impresa ca si dimostrerà
vincenti ma ridicula a la vista
fu attenta e priparata a tavulinu
di ddu Camiddu ciriveddu finu.
XIV
Peppi, - ci dissi - tutto il meridione
ha misu manu all'arma e cu valìa
ha posto in fuga il pèrfido borbone.
Tu basta ca t'affacci accomusìa
e ti pigghi lu meritu e la gloria
svutannu al savoiardo la vittoria.
XV
E comu lu criaturi Pisacanu
ddu babbu ci cridì, partennu a razzu,
e chiddu ca nun fu colpu di manu
ma sulu di chiù sutta e d'intrallazzu
fu principiu di sorti disgraziata,
sdisulannu stu regnu a na palata.
XVI
E dannu casa a latri e malfattura
dessi la scusa a dda gran testa fina
d'interveniri cu la manu dura.
Sulu ca poi, camina ca camina,
Garibbaldi pinzava, ma a stu puntu
mi pigghiu Roma eppoi ci lu va cuntu.
XVII
Ma testafina lu capì a na botta
ca disturbannu l'aria papalina
s'assa nfuddatu assaidicchiù la lotta
mittennu in forsi puru la rapina
e senza appagnu e chiàcchiri di fera
lu rimannò di cursa a la Caprera.
XVIII
Ma no p'esigliu o pi cunnanna trista
pirchì menza di l'isula era so'
e si suspetta a ffari lu schiavista
si fici il soldo eppoi si l'accattò,
pirchì la patria è patria e sempri sia,
però la proprietà mancu babbìa.
XIX
E' fatta - fece il savuiardo - e allura
sia fatta l'annessioni pi memoria
pirchì l'impresa di sta truvatura
sia già ligittimata di la storia
e allura vota, sìculu, e perciò
sicciài curaggiu vòtici di no.
XX
E seicentu e sissanta e setti frati
l'èbbiru, stu curaggiu smusuratu
e nonostanti li minacci armati
svutanu e rivutanu di ddu latu
lassannu impiritura la memoria
e pigghiannu l'appuntu cu la gloria.
XXI
L'Italia è unita, il popolo è cu mmìa -
dissi lu savoiardu a l'intrallazzu,
e accuminciò cumpleta la razzìa
e li tisori li cugghiva a mazzu
e arricampannu ogni di chi truvava
mancu l'occhi pi chiànciri lassava.
XXII
Ogni cassadominiu cumunali
ca assupirchiò di poi di li sacchiggi
fu sanu sanu siquistratu e tali
sucatu in nomu di rigali liggi
pirchì la ranni e savuiarda panza
nun canusci musura né suttanza.
XXIII
Ogni chiesa di regula spugghiata
giammentri ogni tirrenu papalinu
fu spussissatu, ed ogni tassa isata
a livellu di furtu e di rapinu
sulu pi smusuratu conquibbussu
a lu grifagnu savuiardu mussu.
XXIV
E la terra prumissa fu la fossa,
e la miseria la liberazioni,
mentri l'eterna sìcula sommossa
puru si frammiscata a lampi e troni
nenti ci potti contra a l'armamenti
ca Cadorna calava i cchiù putenti.
XXV
E carzarati a la furesterìa
a Finistreddi mòrsiru a cafolu,
o briganti o migranti, era la via
senz'autru versu di pigghiari volu
sinnò comu briganti di catina
in sempiternu sutta formalina.
XXVI
Pirchì briganti prima nun cinn'era?
Com'è ca poi ci vinni vucazioni?
E ammenzu a tanti chiàcchiri di fera
n'arresta sulu, a centru di questioni,
cirtizza ca ddu nòrdicu sviluppu
si raddrizzò, cunzànnusi lu tuppu,
XXVII
sulu grazi a lu sangu e li tisori
duisiciliani, e ddu risorgimentu
ca ni chiantanu a forza nta lu cori
cantatu nta li libbra a centu a centu
s'addimustrò, liggennuci la lista,
una misara guerra di cunquista.
XXVIII
Comu a Genova, "via dei bersaglieri",
dopu ca la sfascianu già ddi stissi.
Ma essennu nui meridionali e fieri
d'èssiri tali, pi nun dari bissi
è duvurusa nostra volontà
pritènniri sia fatta verità.
Giovanni Piazza
(lo stesso siciliano)
giò
giò
affiziunatu
affiziunatu


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Messaggio  Paola Franco Mer 22 Set 2010 - 0:36

Caro Giò,
leggìri a stura, cu sta stanchizza rincoddu
sicuramenti nun è producenti
Mi vinni a confusioni e capivi siddebbera
un quartu ri soccu tu cu tantu 'ntellettu
e divina cunuscenza mittisti su carta.
E partisti ri quarta
sparatu scrivisti un poema
ma jò sugnu scema
chi voi c'arrispunnu
comu fazzu a parlari
di guerre e conquiste
Garibaldi e Savoia
Pisacane e Mazzini
nun su temi pi mia
appartegnu e' cretini
e senza grilli e ne boria
t'addumannu umilmenti:
tu chi critichi e canusci 'sta genti
Si nun m'inganna a memoria
Si tu prufissuri, maestru ri storia?

Grazii anticipati pa' to' gentili risposta e bbona notti Sleep Sleep Sleep Sleep Sleep


Paola Franco
Paola Franco
affamatu
affamatu


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Messaggio  Ospite Gio 23 Set 2010 - 19:19

Penso che Giò ha tristemente ragione e il guaio è che pochissimi siciliani hanno appreso questa storia della Sicilia, perché fino a pochi decenni fa quando io ero studente delle medie negli anni 50 e oltre (e forse fino a qualche anno fa) la storia scritta sui libri che ci facevano studiare i maestri e poi i professori e sui quali ci "interrogavano" diligentemente, era solo "propaganda savoiarda".

In questa storia si dipingeva a Garibaldi come l'eroe dei due mondi, a Cavour come un grande e generoso statista che era riuscito a unificare l'Italia e il Re Vittorio Emanuele II come un grande Re generoso e "sensibile al grido di dolore che veniva da tante parti d'Italia"... Senza considerare Mazzini il grande ideologo repubblicano... Crying or Very sad Crying or Very sad Crying or Very sad

Mentre la Sicilia non esisteva per la storia... era solo una terra di poveri contadini ignoranti "ca coppula", fannulloni, buoni a niente, incapaci... anche un poco scemi e che solo chiedevano mezzi assistenzialisti per sopravvivere... "povirazzi"...

Credo che si è tardato troppo per far cominciare a fare emergere la verità, ma che comunque non si può e non si deve più tardare oltre: ai siciliani bisogna far conoscere le verità storiche e non la propaganda criminalsavoiarda.

Forse ormai è tardi per far riavere i risarcimenti storici che spetterebbero alla Sicilia e a tutto il sud d'Italia, specialmente alla città di Napoli, ma per lo meno dobbiamo rivendicare democraticamente il diritto a recuperare la nostra storia, la nostra cultura e la nostra dignità di popolo sovrano, e riprendere il cammino che il nostro destino storico ci ha assegnato...

Non sto chiedendo di farci indipendenti con una nazionalità siciliana, perché ormai forse non ha più senso in un'Europa unita e mentre il mondo va verso uno stato planetario (anche se per ora ancora non se ne parla); ma chiedere ai nostri rappresentanti politici più onesti e preparati (non rieleggendo nessuno degli altri approfittatori, mafiosi e crispisti vari), di applicare al 100 % lo Statuto autonomo della nostra regione, cambiare i libri di storia (nelle scuole siciliane almeno), approvare un comitato di saggi o una accademia per la lingua siciliana e farla insegnare, accanto all'italiano nelle scuole di tutta la Sicilia... e, infine, predisporre tutte le strutture, anche educative e della ricerca scientifica, per promuovere la rinascita culturale, civile ed economica di tutta la regione

Non mi dilungo oltre, perché ci sarebbe da scrivere troppo e questo non è il luogo ideale... ma qui voglio lasciare la mia testimonianza in favore di una Sicilia che recuperi la sua dignità storica e la sua cultura, di una terra generosa di uomini e donne sapienti che sono entrati, con le loro opere, in grande numero e come figure di primo piano, nella lista di coloro che hanno arricchito il patrimonio di conoscenze dell'umanità.

Ringrazio Giò, che è uno dei pochi siciliani che sta conducendo questa lotta culturale volta a recuperare la nostra storia vera, o comunque molto più vera della propaganda "nordista". E spero che molti intellettuali siciliani si uniscano a questa lotta per far riappropriare i siciliani tutti della loro ricca cultura storica e della loro dignità di popolo tra i più civili della storia dell'umanità.


cheers cheers cheers cheers cheers

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Messaggio  Rosetta Di Bella Ven 24 Set 2010 - 16:24

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Messaggio  giò Sab 25 Set 2010 - 0:56

No, Paola Very Happy , non sono professore, ma solo un maestro elementare che non ha mai insegnato.


No, prufissuri, ma tintu maistru
tintu pirchì fu mai, ca ci 'nzignai
e nta la professioni di registru
tegnu scrivutu, a scàpitu di guai,
pubblicu funziunariu all'informàticu
ca di la storia so' fu amanti e spràticu.

E ti ringrazio della attenzione e della considerazione che mi concedi, come ringrazio Rosetta e quel popo’ di papello che ha scritto Nicola.
Perché è vero, e lo dice Nicola, che molti siciliani sono ancora convinti che furono le archibugiate garibaldine, a farci uscire dalle nebbie medievali.
Mentre invece il regno delle Due Sicilie non era peggiore di tanti altri stati e, per molti versi, era addirittura più ricco e progredito (ce stanno una serie di primati nazionali ed europei e mondiali, e ce sta pure il piazzamento al terzo posto nella esposizione universale di Parigi del 1856, quale paese più industrializzato dopo Inghilterra e Francia).
Persino la mafia stessa, pare che non esistesse prima della unificazione (ne era convinto, tra gli altri, il giudice, trucidato dalla mafia, Rocco Chinnici, che al convegno di Grottaferrata del 1978 lo affermò e lo scrisse).
E basta fare una semplice ricerca su “briganti in piemonte” per accertare che il brigantaggio esisteva anche sotto il reale sederino savojardo.
"Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e a fuoco l’ Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono di infamare col marchio di briganti."
Antonio Gramsci, Ordine Nuovo 1920
Ci hanno massacrato, è vero.
Ed ancora oggi i nostri figli studiano su testi che riportano una miriade di falsità ed omissioni.
Epperò, anche noi siciliani, poi, ci siamo stinnicchiati ed adattati.
Noi siciliani, padroni del nostro futuro e possessori di una autonomia splendida, grazie alla quale avremmo addirittura potuto battere moneta nostra, ce la siamo fatta in parte cassare ed in parte inattuare, quella autonomia.
Noi siciliani, quelli rimarti dopo la diaspora, che ci siamo poi adattati alla qualifica di vittime ed affidati a politici “al bacio”.
Perchè sarebbe proprio ora, che ci svegliassimo un po', noi siciliani.
SICULA SICULORUM PI PANI E LIBERTA’
(acrostico in doppio sonetto in memoria di una autonomia)
In memoria di una autonomia, concordata in via legislativa e svilita in via interpretativa..
Affinchè la nostra classe politica possa giammai scordare
il sangue che è stato versato per ottenerla.
Ma quanti siciliani hanno mai letto quel Trattato Costituzionale?

Sicilia
Isula tripussenti maravigghi
China di assai biddizzi a centu a centu
Unica, ca pi d'unna pigghi pigghi,
Làpisi nun ci potti senza abbentu.

Accussì ginirusa pe' sò figghi
Senza mai dumannari asservimentu,
Iardinu di ginestri, rosi e gigghi
Ca issenzia l'aria e pròdiga a lu ventu.

Unguentu cataplàsima divinu
Lassatu nta sta terra in pianta stàbbili
Omaggiu strabbilianti e supraffinu

Ratapuntatu e racamatu a manu
Unna scontri putenzi formidàbbili.
Mara, però, si scontri un sicilianu.

Pirchì sti tripussenti maravigghi
Iunciuti a ssi biddizzi a centu a centu
Pi dirittu di sangu de' so' figghi
Ancora sunnu sutta tradimentu

Nun già di l'oppressura, ca si pigghi
Iunti di storia è sempri asservimentu
Eternu, ma a tradiri rosi e gigghi
L'ùnici tradituri a stu mumentu,

Interamenti, semu i siculioti,
Breccia d'antichi vespri e lotti armati
E ddi gloria e ddi sangu, a dari voti

Rialati a genti c'ha scurdatu già
Tutti ddi figghi so' morti scannati
Assicutannu pani e libertà.
giò
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affiziunatu
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Messaggio  Admin Sab 6 Nov 2010 - 16:28

Giò questo tuo scritto ... fa parte di un tuo libro? ... cheers
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Messaggio  giò Mar 9 Nov 2010 - 3:20

Admin ha scritto:Giò questo tuo scritto ... fa parte di un tuo libro? ... cheers

no
giò
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Messaggio  Flavia Vizzari Mar 9 Nov 2010 - 9:38

ihhh ... che sei sintetico °_° ... non puoi dirci qualcosa in più in merito alla sua stesura ? ;o))) jocolor
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Messaggio  Flavia Vizzari Mar 9 Nov 2010 - 10:00

Sei un grande Giovanni Piazza ... l'ho riletta tutta ed è sempre più bella !!!

Ma c'è una i al posto della e?

Codice:
Un siciliano
(Giovanni Piazza)
............................
 id in special modo i bersaglieri, per reprimere la rivolta antisavoia del 1849, annoneggiassero prima e saccheggiassero poi, perché "non merita riguardo una città di ribelli".

Posso pubblicarla anche su uno dei miei blog?
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Messaggio  giò Mar 9 Nov 2010 - 18:20

Flavia Vizzari ha scritto:Sei un grande Giovanni Piazza ... l'ho riletta tutta ed è sempre più bella !!!

Ma c'è una i al posto della e?

Codice:
Un siciliano
(Giovanni Piazza)
............................
id in special modo i bersaglieri, per reprimere la rivolta antisavoia del 1849, annoneggiassero prima e saccheggiassero poi, perché "non merita riguardo una città di ribelli".

Posso pubblicarla anche su uno dei miei blog?

Grazie, Flavia Vizzari Embarassed
anche per la pazienza della rilettura
ed hai ragione: c'è una i al posto di una e, ed anche quel "annoneggiassero" dovrebbe chiaramente essere un "cannoneggiassero" (non mi permette di modificare, e che ce pozzo fa').
Certo che puoi pubblicarla su un tuo blog, ma considera che ci stanno i diritti d'autore ecchepperciò l'autore, me stesso medesimo, si riserva il diritto, ogni ipotetica volta che ci incontreremo, di offrirti sfogliatella e caffè ringraziatori (chiaramente, sarò sempre io ad offrire, ma per pagare ci metteremo d'accordo di volta in volta Very Happy geek ).
Un ciao con abbraccio incorporato.
Maledetti savoia 78942
giò
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Messaggio  Ospite Mar 9 Nov 2010 - 22:46

Ho corretto il testo di Giò secondo le sue stesse indicazioni Wink

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Messaggio  Flavia Vizzari Mer 10 Nov 2010 - 0:11

nicolacomunale ha scritto:Ho corretto il testo di Giò secondo le sue stesse indicazioni Wink

Grazie Amici ... Maledetti savoia 236305 abbracci incorporati a tutti e due Maledetti savoia 80443 ehhhhh ... alla faccia diiii ... mi sa che andando ai giorni nostri i personaggi da citare ahimè sono sensibilmente in aumento Maledetti savoia 19250
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Messaggio  Flavia Vizzari Mer 10 Nov 2010 - 0:41

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Messaggio  Flavia Vizzari Mer 10 Nov 2010 - 8:29

Avete letto a questo link ? :

http://cronologia.leonardo.it/mondo28t.htm
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