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PIETRO FULLONE
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PIETRO FULLONE
RICORDIAMO PIETRO FULLONE NOTO POETA POPOLARE PALERMITANO del 600 conosciuto come un grande nel suo genere. PIPPO
Petru Fudduni nacque a Palermo all’inizio del 1600 (quasi certamente la data più esatta è quella del 1604). Il padre Alfio Fullone di Pietro, originario della provincia di Catania, sposò la giovanissima palermitana Ninfa Tuzzolino, da cui ebbe nove figli, due morti prematuramente. Dei sette rimasti: quattro maschi e tre femmine, Petru fu il terzo. Venne battezzato nella cattedrale di Palermo, dopo quattro giorni dalla nascita, e gli furono messi i nomi di Pietro Carmine. La sorella più piccola, Cristina, morirà nel 1624 di pestilenza, che avrebbe sfagellato la città, seminando ovunque morte e paura, fino alla sua scomparsa, avvenuta solamente l’anno successivo, venendo a coincidere con le prime grandiose celebrazioni in onore della Santuzza Rusalia, che finalmente era riuscita a debellare il tremendo morbo. Ianu, il fratello maggiore, pirriaturi, tre anni prima aveva perso la vita nel crollo di una miniera di pietra dell’Acquasanta, con altri due compagni, lasciando la vedova e i due figli in tenera età a carico del padre Alfio.
Sicuramente Petru, ancora carusu, dopo la morte del fratello, sarà stato "affittato ai mastri" per pochi quattrini, che facevano sempre comodo per alleviare le sofferenze economiche della numerosa famiglia. "Picciutteddi o carusi" erano ragazzi tra i dieci e i sedici anni impegnati nelle pirriere. Solitamente avevano il compito di pulire con la zappa il "quadro" (fazzoletto di terra di ca.50 metri quadrati) e di raccogliere il terriccio accumulatosi attorno, terriccio che trasportavano a spalla con i "carteddi" di viria d’olivo e che andavano a svuotare nella discarica accanto, una vecchia cava esaurita. Domani sarà un giardino fertile di agrumeti, e di limoneti in particolare.
"Le cave di pietra dell'Aspra"
All’alba come tanti cirenei, "sul collo recando i sacri arnesi", come direbbe il Parini, i "mastri pirriaturi e i carusi" si riuniscono silenziosi pensando alla fatica del nuovo giorno. Li attendono le pirrere a cielo aperto di Torremuzza, di Solanto, di Mondello, di Carlo di Patti, di Campofranco e dell’Olivella. Volontari ai lavori forzati, stanno a scavare tutto il santo giorno curvi dentro una cava, mentre i carusi corrono su e giù, avanti e indietro con la "cartidduzza" piena di "sterro" e di "mazzacani", per quattro soldi, arsi sotto il sole cocente o infradiciti sotto la pioggia.
A volte, da quei fossati si leva un coro del loro canto di miseria e disperazione, a cui il nostro Poeta si sarà associato.
CANZUNI DI PIRRIATURI (anonimo)
SEGUE
Petru Fudduni nacque a Palermo all’inizio del 1600 (quasi certamente la data più esatta è quella del 1604). Il padre Alfio Fullone di Pietro, originario della provincia di Catania, sposò la giovanissima palermitana Ninfa Tuzzolino, da cui ebbe nove figli, due morti prematuramente. Dei sette rimasti: quattro maschi e tre femmine, Petru fu il terzo. Venne battezzato nella cattedrale di Palermo, dopo quattro giorni dalla nascita, e gli furono messi i nomi di Pietro Carmine. La sorella più piccola, Cristina, morirà nel 1624 di pestilenza, che avrebbe sfagellato la città, seminando ovunque morte e paura, fino alla sua scomparsa, avvenuta solamente l’anno successivo, venendo a coincidere con le prime grandiose celebrazioni in onore della Santuzza Rusalia, che finalmente era riuscita a debellare il tremendo morbo. Ianu, il fratello maggiore, pirriaturi, tre anni prima aveva perso la vita nel crollo di una miniera di pietra dell’Acquasanta, con altri due compagni, lasciando la vedova e i due figli in tenera età a carico del padre Alfio.
Sicuramente Petru, ancora carusu, dopo la morte del fratello, sarà stato "affittato ai mastri" per pochi quattrini, che facevano sempre comodo per alleviare le sofferenze economiche della numerosa famiglia. "Picciutteddi o carusi" erano ragazzi tra i dieci e i sedici anni impegnati nelle pirriere. Solitamente avevano il compito di pulire con la zappa il "quadro" (fazzoletto di terra di ca.50 metri quadrati) e di raccogliere il terriccio accumulatosi attorno, terriccio che trasportavano a spalla con i "carteddi" di viria d’olivo e che andavano a svuotare nella discarica accanto, una vecchia cava esaurita. Domani sarà un giardino fertile di agrumeti, e di limoneti in particolare.
"Le cave di pietra dell'Aspra"
All’alba come tanti cirenei, "sul collo recando i sacri arnesi", come direbbe il Parini, i "mastri pirriaturi e i carusi" si riuniscono silenziosi pensando alla fatica del nuovo giorno. Li attendono le pirrere a cielo aperto di Torremuzza, di Solanto, di Mondello, di Carlo di Patti, di Campofranco e dell’Olivella. Volontari ai lavori forzati, stanno a scavare tutto il santo giorno curvi dentro una cava, mentre i carusi corrono su e giù, avanti e indietro con la "cartidduzza" piena di "sterro" e di "mazzacani", per quattro soldi, arsi sotto il sole cocente o infradiciti sotto la pioggia.
A volte, da quei fossati si leva un coro del loro canto di miseria e disperazione, a cui il nostro Poeta si sarà associato.
CANZUNI DI PIRRIATURI (anonimo)
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